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    ISRAELE

    La Yael Foundation al lavoro per le scuole ebraiche

    “Una delle sfide più serie che affrontano oggi le comunità ebraiche in Europa è l’alto tasso di assimilazione. L’educazione ebraica è il fondamento della nostra identità — senza di essa, rischiamo di scomparire”: sono alcune delle parole rilasciate a Shalom da Reuven Chait della Yael Foundation nella sua recente visita a Roma. Una nuova tappa negli sforzi profusi in questi anni dalle scuole ebraiche di Roma per una crescita strategica in ogni direzione. Il “progetto scuole”, infatti, si propone anche come rinnovamento e crescita per la didattica e l’organizzazione. Al fine di perseguire questi obiettivi, è stato intrapreso un percorso di consulenza con Reuven Chait, uno specialista del settore con lunga esperienza nel management dei sistemi educazionali della Yael Foundation, che insieme alla Lauder Foundation è il principale attore di questo supporto agli istituti romani. Questa collaborazione permetterà di affrontare alcune delle complesse sfide che la comunità di Roma come le altre comunità europee si trova ad affrontare in questo momento storico.
    Secondo i dati raccolti dalla stessa Yael Foundation, uno dei nodi critici è rappresentato dall’attrattività delle scuole ebraiche. “Le ricerche dimostrano che una delle difficoltà maggiori per le scuole ebraiche è diventare abbastanza attrattive da rappresentare la prima scelta per le famiglie. I genitori ebrei vogliono un’ottima educazione ebraica, sì, ma anche una preparazione accademica d’eccellenza. Se una scuola non offre entrambe, molti scelgono altri istituti”. Ma non è solo questione di competizione. “Le scuole ebraiche devono essere la prima scelta non solo per motivi di sicurezza o antisemitismo, ma perché incarnano un doppio valore: alto livello accademico e profondi valori ebraici. Questi due elementi non sono in conflitto, anzi, possono rafforzarsi a vicenda”. Un punto delicato riguarda il corpo docente: “C’è una carenza globale di insegnanti qualificati, e il problema è accentuato nelle scuole ebraiche, che partono già da un bacino ridotto. L’insegnamento, purtroppo, è sempre meno visto come una professione attrattiva”.
    In questo contesto, il lavoro della Yael Foundation diventa cruciale. La consulenza offerta alla scuola ebraica di Roma si articola in un processo strutturato: “Cercherò prima di tutto di comprendere le sfide della scuola, identificando gli aspetti più importanti e quelli meno urgenti. Poi aiuteremo a definire le priorità e a costruire piani d’azione. È un lavoro di squadra, che coinvolge scuola, fondazioni e comunità”. L’esperto ha espresso parole di apprezzamento per il contesto in cui si è imbattuto, riscontrando basi importanti da cui poter partire: “Ho trovato una realtà aperta a un lavoro profondo e professionale, e questo è molto promettente”.
    Ma quali possono essere i risultati a lungo termine di un intervento del genere? “Viviamo in tempi di cambiamento continuo. La pandemia, le tecnologie, tutto evolve. Ma nell’educazione bisogna muoversi con cautela. L’educazione non è una magia, è un processo. Serve un ciclo continuo: pianificazione, azione, valutazione e aggiustamento. È così che si costruisce il successo nel tempo”.
    Durante la sua prima visita a Roma, il consulente ha colto non solo problemi, ma anche punti di forza significativi. “Sono stato profondamente colpito dalla forza della comunità, dalla sua ricca storia ebraica, e anche dalla scuola stessa. Ci sono ovviamente delle sfide, ma ho visto un’istituzione che funziona: leadership impegnata, insegnanti motivati, e una comunità partecipe”. Non ha fatto mancare un riconoscimento a chi guida la scuola e la comunità: “Voglio esprimere il mio apprezzamento per Rav Benedetto Carucci, la direttrice Roberta Spizzichino e Rav Roberto Colombo. La loro dedizione è evidente. Così come quella della leadership comunitaria. L’impegno di tutte queste figure è fondamentale”.
    Infine, una riflessione intensa, che va oltre la pedagogia e tocca la trasmissione intergenerazionale: “La storia ebraica è come una fiamma passata di mano in mano, di generazione in generazione. I vostri nonni e genitori ve l’hanno consegnata, spesso in circostanze drammatiche — persecuzioni, rastrellamenti. Ora la fiamma è nelle vostre mani, e deve continuare a bruciare per i vostri figli. È una responsabilità profonda, ma la scuola è al vostro fianco in questo compito. E io sono orgoglioso di dare anche solo un piccolo contributo a questo percorso”.
    Da parte comunitaria questo percorso è visto come un processo virtuoso che si inserisce in un più ampio progetto. “In merito alle nuove strategie per la crescita della nostra scuola, riteniamo che il Progetto Scuole rappresenti un’occasione di sviluppo fondamentale – ha sottolineato il Presidente della Comunità Ebraica di Roma Victor Fadlun – Si tratta anzitutto di un’opportunità concreta per innalzare la qualità dell’intero comparto educativo-didattico e comprende un piano ambizioso di ampliamento e ristrutturazione degli spazi fisici. La presenza di preparati consulenti organizzativi in questo percorso testimonia l’impegno verso un miglioramento strutturale e strategico”.
    “La nostra scuola beneficiava già da anni di borse di studio dalla Lauder Foundation – ha spiegato Ruben Benigno, Assessore alle Politiche Educative con delega ai Progetti Speciali e al Found Raising – La collaborazione si è intensificata negli ultimi due anni, a seguito della presentazione del Progetto Scuole. Alla Lauder si è affiancata la Yael Foundation, e altri grandi filantropi stanno avvicinandosi alle nostre scuole. Il loro supporto non si limiterà a un contributo economico, ma è parte del progetto di crescita qualitativa dell’organizzazione e della didattica, con l’obiettivo di garantire un alto livello costante negli anni”.
    “L’alleanza di lungo termine con le fondazioni è decisiva per la nostra crescita e per il perseguimento dell’eccellenza per la nostra scuola, che rappresenta la nostra speranza ed orgoglio – ha evidenziato Daniela Debach, Assessore alle Politiche Educative – Non si tratta solo di risorse economiche, ma di una vera e propria visione condivisa sul futuro dell’educazione ebraica a Roma. Attraverso questa collaborazione, possiamo rafforzare l’identità culturale e religiosa dei nostri studenti, migliorare l’offerta formativa e sviluppare un ambiente educativo all’altezza delle sfide del presente. È un percorso ambizioso, ma fondamentale per garantire continuità, qualità e futuro alla nostra comunità”.

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