Nir Popko era un ragazzo di soli 28 anni. È stato ucciso martedì da un attacco missilistico ad opera di Hezbollah nel kibbutz HaGoshrim, nell’Alta Galilea. L’organizzazione terroristica libanese ha sparato circa 10 razzi verso questa regione; uno di questi è esploso nel cortile di una casa del kibbutz. Popko è stato gravemente ferito da alcune schegge e i paramedici del Magen David Adom che sono arrivati sulla scena lo hanno dichiarato morto dopo alcuni tentativi di rianimazione. Il nonno di Nir, Uri Dimand, ha pubblicato un post su Facebook ricordando suo nipote: “Mio nipote Nir, una parte enorme del mio mondo, è stato ucciso da un missile di Hezbollah qui a casa sua, la nostra casa, a HaGoshrim. Non c’è consolazione”. Zohar Lipkin, un residente del kibbutz, ha raccontato al notiziario israeliano Ynet che “il kibbutz era stato evacuato, essendo a poco più di un miglio dal confine con il Libano. Eppure, Nir è rimasto a lavorare la sua terra, non voleva lasciare il kibbutz”.
“È terribile quanto accaduto, è stato un duro colpo per noi del kibbutz. Senza contare poi i danni significativi agli edifici circostanti” ha aggiunto Lipkin. “I nostri cuori sono con la famiglia di Nir e con l’intera comunità HaGoshrim. Solo una piccola parte della popolazione è tornata a vivere qui, più di 25 case siano state danneggiate durante gli attacchi – ha detto Erez Bergman, presidente del Kibbutz HaGoshrim – ci sono tra le 170 e le 180 persone, su circa 1.400, compreso il dipartimento della difesa, che sono stati evacuati altrove. L’istinto immediato dopo un evento del genere è quello di fare le valigie, soprattutto le famiglie con bambini, eppure circa il 20% dei residenti non è riuscito a lasciare il kibbutz”.
“Piangiamo la morte di Nir, che purtroppo si unisce al dolore già forte di altre giovani vite spezzate sabato a Majdal Shams” ha commentato Giora Zaltz, capo del Consiglio regionale dell’Alta Galilea. Zaltz ha inoltre sottolineato che questo incidente è l’ennesimo episodio di lancio di razzi verso la Galilea. “Da ormai 10 mesi subiamo ogni giorno il lancio di missili e droni”.
Nir, come molti altri residenti dei kibbutzim nel nord d’Israele, non ha voluto lasciare la sua casa e la sua terra, che ha coltivato per anni.