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    ISRAELE

    La guerra della fame. Orli Gil: “Il 90% delle risorse viene rubato da Hamas”

    Negli ultimi giorni, i media hanno dipinto un quadro ben preciso della guerra: a Gaza c’è la fame. Per molti, questo suscita una risposta univoca: Israele sta affamando Gaza. Ciò che dovrebbe suscitare invece è una serie di domande, prima fra tutte: sono stati forniti gli aiuti umanitari a Gaza?
    “Dall’inizio della guerra, due milioni di tonnellate di aiuti umanitari sono entrati a Gaza”: è quanto riporta Orli Gil, Rappresentante Permanente aggiunto di Israele presso le Organizzazioni Internazionali a Roma nell’ambito di un incontro con alcuni giornalisti che si è tenuto nella sede dell’ambasciata israeliana. Israele ha inoltre ripristinato l’elettricità all’impianto di desalinizzazione e reso disponibile 16,7 litri d’acqua per persona nel nord di Gaza e 40 litri per persona nel sud. È stata istituita inoltre una pausa umanitaria giornaliera tra le 10 e le 20 ore.
    Dunque, se è in atto un tentativo di fornire gli aiuti umanitari, perché i civili a Gaza riversano in condizioni devastanti?
    “I dati delle Nazioni Unite mostrano che delle 40.000 tonnellate di aiuti umanitari arrivati a Gaza tra il 19 aprile e il 2 agosto 2025 solo il 10% è stato consegnato ai civili” afferma Orli Gil.
    Dov’è finito il restante 90%? “Saccheggio e rapine da parte di Hamas, che li ha consegnati ai propri attivisti e venduti al mercato nero per comprare delle armi. Alla popolazione civile rimane pochissimo: da qui la narrazione della mancanza di cibo” riporta la rappresentante Orli Gil.
    Che soluzione è stata attuata dunque per far sì che gli aiuti arrivino direttamente ai civili? “È stato istituito il GHF, il Gaza Humanitarian Foundation, che ad oggi ha distribuito 110 milioni di pasti”.
    Ma nonostante tutti questi tentativi, come afferma Orli Gil, “il quadro non cambia. Nessuno racconta che il 90% delle risorse viene rubato da Hamas”.
    Ma la rappresentante è fiduciosa in un miglioramento della situazione degli aiuti umanitari: “Le cose stanno migliorando per il rifornimento di cibo. Mi preoccupa riuscire a riportare i nostri ostaggi a casa perché non sembrano avere molto tempo” continua, facendo riferimento ai video da poco resi pubblici da Hamas che ritraggono la sofferenza degli ostaggi Evyatar David e Rom Braslavski. “È molto chiara la negoziazione tra israeliani e palestinesi: fermare la guerra e riportare a casa gli ostaggi. La posta in gioco è così chiara ed esplicita, come mai ci vuole così tanto tempo? Perché ci deve essere tutta questa sofferenza?” Commenta la diplomatica.
    Ed è forse l’interrogativo più importante che ci dobbiamo porre tutti: perché è così difficile raggiungere la fine del conflitto se le condizioni che potrebbero giovare sia ai civili israeliani che a quelli palestinesi sono ben chiare?

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