Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu e lo speaker della Knesset Benny Gantz hanno firmato ieri sera un accordo per la costituzione di un “Governo nazionale di emergenza”. Lo hanno annunciato i due partiti di cui sono leader, Likud e Blu e Bianco. L’accordo prevede che Netanyahu sia primo ministro per un anno e mezzo, dopo di che sarà Gantz a guidare l’esecutivo. A quanto scrivono i media, Gantz sarà per ora ministro della Difesa e il numero due del suo partito, Gaby Ashkenazi, ministro degli Esteri. Entrambi sono stati capo di stato maggiore dell’esercito. Il nuovo governo, riferiscono i media israeliani, conterà una trentina di ministri. Oltre a Difesa ed Esteri, il partito di Gantz ottiene anche la Giustizia e l’Economia, che dovrebbe andare ad Amir Peretz, leader del partito laburista che si è unito a Blu e Bianco. Del pacchetto fanno parte anche Welfare, Immigrazione, Affari Strategici, Agricoltura, Equità sociale, Turismo, Comunicazioni e Affari della Diaspora. Al Likud andranno Finanza, Sicurezza Pubblica, Trasporti, Alloggi, Energia, Istruzione, Ambiente e Affari di Gerusalemme, oltre agli Esteri quando Gantz sarà premier. Gantz lascerà la guida della Knesset, che andrà ad un esponente del Likud. L’accordo formale verrà firmato dopo la fine della ricorrenza della giornata della memoria dell’Olocausto, iniziata ieri sera e terminerà al tramonto di oggi. Si ritiene che l’accordo verrà firmato anche dai due partiti religiosi degli ultraortodossi. L’intesa mette fine ad un lunghissimo stallo politico, con tre elezioni in undici mesi, l’ultima il 2 marzo “Ho promesso ad Israele – ha sottolineato Netanyahu – un governo di emergenza nazionale che operi per salvare le vite umane ed il lavoro dei cittadini. Continuerò a fare tutto il possibile per voi, cittadini di Israele‘. Stessa enfasi da paete di Gantz: “abbiamo impedito – ha detto – una quarta tornata elettorale. Difenderemo la democrazia. Combatteremo il coronavirus e avremo cura dei cittadini”.
L’annuncio della nascita del governo è arrivato al termine di un secondo incontro fra Gantz e Netanyahu. Dopo il primo faccia a faccia, Gantz aveva minacciato di calendarizzare alla Knesset una legge presentata dall’opposizione che avrebbe vietato a Netanyahu, in quanto imputato per corruzione, di ricoprire la carica di primo ministro. Le accuse contro Netanyahu, il cui processo si apre il 24 maggio, sono state al centro della lunga impasse politica. ‘Bibi si è sempre detto innocente, rifiutando di fare un passo indietro. E Gantz non voleva governare con uomo accusato di corruzione. L’ex capo di Stato maggiore ha però cambiato idea di fronte all’emergenza coronavirus. Ciò gli è costato però la rottura con la metà del suo partito, che ora siederà all’opposizione.
Nell’intesa – secondo i media – sono state recepite due questioni sulle quali si è battagliato fino all’ultimo. La prima – fortemente osteggiata dai palestinesi – riguarda il fatto che dal 1 luglio Netanyahu sottoporrà al governo o alla Knesset l’approvazione dell’annessione, in base al via libera del piano di pace di Trump, della Valle del Giordano e degli insediamenti ebraici in Cisgiordania. La seconda – importante per Netanyahu vista la sua incriminazione – è la Commissione della Knesset sulla nomina dei giudici la cui presidenza dovrebbe andare ad un parlamentare di Blu Bianco ma gradito anche al Likud che in ogni caso ne avrà la maggioranza. Contro l’accordo si sono scagliati gli ex alleati di Gantz: in primis Yair Lapid che ha denunciato “il compromesso” in atto, specie quello sulla nomina dei giudici.