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    ISRAELE

    Gaza, quando la menzogna è virale e la verità silenziosa

    Da mesi l’opinione pubblica internazionale è inondata da immagini drammatiche di bambini emaciati, madri disperate e scene di caos attorno ai centri di distribuzione degli aiuti nella Striscia di Gaza. Il messaggio è sempre lo stesso: Israele affama i palestinesi. Ma è davvero così? O siamo di fronte all’ennesima campagna di disinformazione orchestrata da Hamas e rilanciata da media e organismi internazionali compiacenti?
    A smentire con forza questa narrazione è il reverendo Dr. Johnnie Moore, presidente della Gaza Humanitarian Foundation (GHF), una ONG americana che da mesi distribuisce cibo direttamente alla popolazione di Gaza. “Non c’è alcuna indicazione che l’IDF violi il diritto internazionale o i suoi obblighi”, afferma Moore, sottolineando che le accuse di stragi nei pressi dei centri di aiuto della fondazione sono “propaganda di Hamas, ripulita e rilanciata da voci amiche nei media e nelle organizzazioni internazionali”.
    Moore rivendica che negli ultimi due mesi la GHF ha distribuito 100 milioni di pasti a circa 800.000 gazawi, senza che un solo camion sia stato rubato o che un singolo pasto sia finito nelle mani sbagliate. “Il nostro sistema è stato progettato per evitare che Hamas si impossessi degli aiuti. A differenza dell’ONU, i nostri lavoratori locali sanno a chi stanno consegnando il cibo. Non lo diamo ai membri di Hamas”, afferma.
    Secondo Moore, proprio l’efficacia del modello GHF ha scatenato la reazione ostile dell’ONU, che — accusa — ha ostacolato l’espansione delle operazioni per motivi politici. “Hanno preferito boicottarci e sabotarci, invece di collaborare per salvare vite. È una vergogna. Ci sono 950 camion fermi a Gaza che l’ONU si rifiuta di distribuire, mentre continua a parlare di crisi umanitaria”, denuncia Moore.
    Nel frattempo, anche Israele ha moltiplicato gli sforzi per facilitare l’ingresso degli aiuti. Lo stesso primo ministro Netanyahu ha dichiarato: “Israele continuerà a collaborare con le agenzie internazionali, così come con gli Stati Uniti e i paesi europei, per garantire un ampio flusso di aiuti umanitari verso la Striscia di Gaza”.
    Il portavoce dell’IDF ha poi aggiunto in una dichiarazione ufficiale dal sud di Israele: “Continuiamo a guidare l’ingresso di aiuti umanitari mentre combattiamo. Non c’è affamamento nella Striscia di Gaza. Operiamo secondo il diritto internazionale, monitoriamo quotidianamente lo stato nutrizionale della popolazione e agiamo di conseguenza. Le immagini scioccanti diffuse negli ultimi giorni fanno parte di una campagna di menzogne. Gaza resta l’arena principale della guerra. Lì sono ancora trattenuti 50 ostaggi, vivi o caduti. Continueremo a combattere finché non avremo raggiunto tutti gli obiettivi della guerra.”
    E infatti, non è Israele a ostacolare gli aiuti. È Hamas. Il gruppo terroristico saccheggia i convogli, li rivende o li usa per reclutare combattenti. Usa la fame come arma. Usa i civili come scudi. E quando la comunità internazionale chiude gli occhi, diventa complice.
    Israele non combatte il popolo palestinese. Combatte chi lo opprime. In mezzo a una delle guerre più difficili della sua storia, continua ogni giorno a distinguersi: non solo sul campo di battaglia, ma anche nei valori. Mentre Hamas trasforma il dolore in propaganda, Israele continua a salvare vite.
    Mentre altri moltiplicano le falsità, Israele sceglie la via della trasparenza e del diritto.
    La forza di Israele non è solo nei mezzi militari. È nel non perdere mai la propria coscienza, anche quando tutto intorno brucia. Chi cerca davvero giustizia, dovrebbe partire da qui.

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