Uno degli
episodi più raccapriccianti degli anni di mandato britannico in Palestina fu
certamente quello che coinvolse i passeggeri della nave Exodus. La nave partita
dalla Francia, carica di immigrati provenienti dai campi di sterminio nazisti,
venne scortata e poi assalita dai soldati inglesi per impedirne l’immigrazione
in Palestina. Una di queste era la piccola Fruma Gallant, morta oggi a 88 anni,
madre del ministro della Difesa Yoav Gallant. Fruma era nata in Polonia,
all’epoca del viaggio era una ragazzina di 11 anni quando riuscì insieme ai
genitori, scampati alla Shoah, ad imbarcarsi sull’Exodus. Sua madre era incinta
e sua sorella nacque a bordo della nave. In seguito, Fruma riuscì ad arrivare
in Israele nel 1948 dopo la fondazione dello Stato e divenne infermiera. Per
tutta la vita ha testimoniato quello che gli occhi di bambina hanno visto in
quei terribili giorni.
L’operazione
contro l’Exodus fu ideata dall’allora ministro degli esteri britannico Ernest
Bevin come un atto dimostrativo per evitare ulteriori ondate migratorie. Bevin
voleva che l’Exodus diventasse un esempio anche quando gli inglesi avevano già
deciso di voler abbandonare la Palestina e affidare il futuro del paese alla
commissione d’inchiesta Onu che proprio in quel momento si trovava nel paese
per cercare una soluzione alla dipartita britannica.
La nave
trasportava più di 4500 ebrei provenienti da diverse nazioni e quando salpò dal
porto di Sète fu seguita dagli inglesi che cominciarono a preparare il piano
d’assalto. Il 18 luglio le forze britanniche presero il controllo
dell’imbarcazione a 40 km delle coste palestinesi. Negli scontri furono uccisi
un membro dell’equipaggio, un volontario americano e due passeggeri; diverse
altre persone furono ferite.
Due dei
funzionari Onu assistettero allo sbarco dei passeggeri nel porto di Haifa per
essere rispediti su altre tre navi dirette a Port-de-Bouc, a circa 40
chilometri a ovest di Marsiglia. Le tre navi arrivarono sulle coste francesi il
2 agosto, ma il governo francese si rifiutò di costringere i passeggeri a
sbarcare, e gli uomini della Haganah ancora a bordo convinsero molte persone a
non scendere.
Dopo tre
settimane di stallo, i britannici decisero di dirottare le navi verso il porto
di Amburgo, in Germania, che allora era parte della zona di occupazione
affidata al Regno. Ad Amburgo diverse persone furono fatte scendere con la
forza. Gli ebrei a bordo furono portati in due dei campi temporanei allestiti
in Germania per i profughi dopo la Seconda guerra mondiale. L’operazione di
Bevin si rivelò un boomerang per il governo britannico e i commissari Onu
decisero di proporre alle Nazioni Unite la soluzione di due popoli, due stati,
consci dell’imminente necessità dell’immigrazione ebraica in Palestina.
Una
manifestazione di protesta fu organizzata a Tel Aviv: tra i leader c’era anche
Golda Meir, che ricorda nelle sue memorie la vicenda. “Non riuscirò mai a
dimenticare lo sconvolgente spettacolo di centinaia di soldati inglesi che, in
piena tenuta da guerra, si scagliavano con bastoni, pistole e bombe a mano
contro gli infelici profughi dell’Exodus, quattrocento dei quali erano donne
incinte – scrive la politica israeliana – mai dimenticherò la rabbia quando
seppi che i profughi sarebbero stati rispediti come bestie in gabbia ai campi
di raccolta di quel paese considerato il cimitero dell’ebraismo europeo”. Il
destino che attendeva anche la piccola Fruma, ma soltanto per alcuni mesi. Da
lì a poco, con la nascita dello Stato ebraico, la famiglia di Fruma sarebbe
giunta in Israele per iniziare una nuova vita.