La festività di Purim, non solo in Israele ormai, rappresenta un momento di gioia totale. Una giornata di festa in cui, grazie a maschere e travestimenti, si celebra il miracolo e la salvezza del popolo ebraico. Le strade israeliane nei giorni di Purim si adornano di gente in festa che inventa travestimenti stravaganti e irriverenti. Grandi feste riempiono le case della città e per le strade si sfila a suon di musica.
Non molti sanno però che tradizioni di questo genere anticipano persino la nascita dello Stato Ebraico, come evidenziano alcune foto d’archivio recentemente diffuse.
Nel 1968, durante le celebrazioni di Purim e quasi un anno dopo la guerra dei sei giorni, si tenne a Tel Aviv un’Adloyada (una parata di Purim). Durante la parata, che ha avuto luogo nel mese di marzo in Ibn Gabirol Street, vennero esposti burattini di grandi dimensioni raffiguranti il presidente egiziano Gamal Abdel Nasser e il re Hussein di Giordania, che sembravano impegnati in una conversazione telefonica. Questa sorprendente immagine, insieme a molte altre, proviene dall’archivio Yitzhak Ben-Zvi.
La tradizione dell’Adloyada a Tel Aviv precede persino l’istituzione dello Stato di Israele. Negli anni ’30, infatti, già erano presenti manifestazioni di protesta contro la Germania nazista. Una delle fotografie dell’archivio mostra modelli di un cannone e di macchine da guerra adornate con svastiche, soldati tedeschi con svastiche sulle braccia e una bambola pagliaccio nazista che aggredisce una bambola ebrea. Guardando più attentamente l’immagine, si può capire che il soldato tedesco che ha i baffi assomiglia ad Adolf Hitler.
L’archivio fotografico Shoshana e Asher Halevi custodisce una straordinaria raccolta di fotografie scattate da cittadini israeliani durante la festività di Purim. “È commovente vedere che anche prima dell’istituzione dello Stato, esisteva la tradizione di Adloyada, che è stata influenzata allora come è oggi dalle guerre e dagli eventi quotidiani. Oggi rappresenta un importante pezzo da preservare, della storia d’Israele” osserva Yaniv Mazor, CEO dell’archivio Yitzhak Ben-Zvi.