
In un’intervista andata in onda su N12, Yarden Bibas ha raccontato alcuni dei momenti più difficili vissuti durante la sua prigionia a Gaza e il legame indissolubile con il suo migliore amico, David Cunio, che è ancora nelle mani di Hamas. L’intervista è stata trasmessa alla vigilia del 35° compleanno di David, con l’intento di rinnovare l’attenzione pubblica sulla sua sorte.
Bibas ha rivelato che, durante la prigionia, chiese direttamente all’ex leader di Hamas Yahya Sinwar di permettergli di restare con David. “Mi ha chiesto: ‘Cosa posso fare per te?’ e io gli ho risposto: ‘Voglio stare con David. È il mio migliore amico”. Sinwar avrebbe acconsentito: “Nessun problema, resterai con lui”. Ma la promessa non fu mantenuta. Dopo circa due o tre settimane insieme, i due furono separati.
L’intervista ha visto anche la partecipazione del fratello gemello di David, Eitan, e della moglie Sharon Cunio, liberata insieme alle loro due figlie dopo 53 giorni, nel novembre 2023. Fu proprio in quel momento che Yarden poté riabbracciare David: un incontro breve, ma carico di emozione.
Yarden ha ricordato come quella richiesta, apparentemente semplice, gli abbia forse salvato la vita: “Le persone con cui ero — Haim Perry, Yoram Metzger, Alex Danzig, Nadav Popplewell, Avraham Munder e Vigev Buchstab — sono state tutte uccise da Hamas durante un’operazione dell’IDF a Khan Yunis”.
Anche dopo la separazione, Yarden e David cercavano di sostenersi a vicenda. “Una volta, David ha mandato un cuscino per me tramite altri ostaggi. Ogni tanto ci incrociavamo nei tunnel — un abbraccio veloce, qualche parola, poi si continuava a camminare”. Prima della sua liberazione, Yarden salutò l’amico con queste parole: “Ti voglio bene. Andrà tutto bene”. Ma la preoccupazione per David resta costante. “Non so come stia ora”, ha detto Yarden. “Spero solo che sappia che tutti lo stanno aspettando”-
Yarden ha descritto anche la paura costante dei combattimenti tra l’IDF e Hamas nei tunnel sotterranei. “Non sai mai se le esplosioni sono vicine o lontane. Senti bombe, spari — e non puoi fare nulla”. A tenerlo in vita, dice, era il pensiero della moglie Shiri e dei figli. “Credo che anche David si aggrappi a pensieri simili: tornare a casa, rivedere Sharon e le bambine.”
La vita, per chi è tornato, non è affatto semplice. “Dormivo sugli stessi materassi degli altri ostaggi. – ha detto Yarden – Ora ho un letto, acqua calda, cibo, e mi sento in colpa”. Sharon Cunio ha confermato il difficile equilibrio tra speranza e disperazione. “Non possiamo perdere la speranza. Ma ci hanno illusi tante volte. Ti dicono ‘Domani succede’, e poi tutto crolla”. La moglie di David Cunio ha raccontato di quanto sia difficile mantenere la normalità per le figlie: “A volte mi arrabbio se sprecano il cibo. Penso che il loro papà forse oggi non ha mangiato. Ma non è colpa loro. Sono bambine”.
Yarden ha concluso l’intervista con un appello: “È fondamentale che tornino tutti. Solo allora potremo iniziare a guarire, capire che vita ci aspetta. Io ancora non lo so. Voglio solo arrivare al punto in cui posso decidere”.