Insieme per lenire il dolore, insieme per superare quel trauma terribile. Così, a distanza di quasi 9 mesi da quel terribile 7 ottobre, i sopravvissuti al massacro del Nova Festival si sono riuniti decidendo di costituire una comunità per superare insieme il dolore. I ragazzi si sono confortati a vicenda attraverso varie attività come la terapia dei massaggi, i bagni di ghiaccio, lo yoga o e il surf. Insieme hanno costruito una solida rete di supporto per se stessi, mentre la guerra tra Israele e Hamas continua ad inasprirsi e le autorità lottano ogni giorno per fornire servizi alle comunità devastate. Giovedì, dunque, migliaia di persone hanno partecipato al Nova Healing Concert a Tel Aviv, il primo raduno di massa della Tribù del Nova dal massacro del 7 ottobre.
Per alcuni di loro la via del ritorno da quel terribile incubo è arrivata di nuovo attraverso la danza.
“Abbiamo capito che avevamo bisogno di stare insieme e costruire una comunità che si prende cura di se stessa”, ha detto Omri Sasa, uno dei fondatori della Tribù di Nova, che ha organizzato il festival anche lo scorso ottobre. “Sono ancora sotto shock ma volevo stare con persone che hanno vissuto ciò che ho vissuto io”. Omri era tra le tremila persone che ballavano a pochi chilometri da Gaza quando di Hamas hanno illuminato il cielo alle 6:29 con i missili, mentre altri terroristi palestinesi attraversavano il confine raggiungendo tra i vari luoghi proprio il Nova Festival, dove hanno ucciso almeno 364 persone e preso più di 40 ostaggi, di cui molti ancora detenuti nella Striscia.
Hila Fakliro, una studentessa di comunicazione, anche lei presente al festival, è fuggita zigzagando attraverso i campi, nascondendosi e correndo per oltre cinque ore, fino a raggiungere la sicurezza di un villaggio a circa 20 chilometri di distanza. Sei dei suoi amici sono stati uccisi e altri tre sono stati presi in ostaggio. “Qualcuno mi ha chiesto se posso ballare di nuovo: all’inizio ho detto di no. A gennaio ho provato a ballare di nuovo, piangevo e e ballavo allo stesso tempo”, ha detto.
Quella di Tel Aviv è stata una serata all’insegna di bagni di ghiaccio, lezioni di yoga e corsi d’arte in cui si sono trovati e confrontati i ragazzi sopravvissuti. Moltissime tende si sono accampate nella città per passare del tempo insieme e ricominciare a ballare tutti insieme, ancora nonostante tutto. Omri Kohavi, ora direttore della programmazione comunitaria per la Nova Foundation, ha raccontato alla stampa locale a di essersi reso conto in pochi giorni che “se non ci preoccupiamo di noi stessi, nessun altro lo farà”. I sopravvissuti hanno iniziato a riunirsi per affrontare il trauma che avevano vissuto insieme. Il primo giorno, si sono presentati 500 ragazzi. Questo numero è raddoppiato il giorno seguente. Dopo tre mesi, sono passati agli eventi settimanali del Community Day e hanno incoraggiato i sopravvissuti a tornare alla loro vita.
In questi eventi a Tel Aviv, i sopravvissuti si sono incontrati con terapisti, avvocati, assistenti sociali o semplicemente hanno trascorso del tempo l’uno con l’altro. La Nova Foundation si occupa di collegare i sopravvissuti alle opportunità di terapia. Alcuni hanno completato la formazione in terapia tra pari per aiutare gli altri e l’organizzazione ha recentemente iniziato a fornire supporto alle famiglie dei ragazzi uccisi.
Il raduno di giovedì è nato anche dall’esigenza di raccogliere fondi per sostenere la rete di volontari e chiedere il rilascio degli ostaggi rimanenti ancora a Gaza. “Abbiamo bisogno di soldi e l’unico modo in cui possiamo raccogliere fondi è attraverso gli eventi”, ha detto Sasa.
Nova ha fornito un’area separata al Nova Healing Concert per i sopravvissuti e i familiari delle vittime, lì due ostaggi che sono stati rilasciati durante un cessate il fuoco a novembre si sono rivolti alla folla raccontando la loro esperienza. Sivan Cohen, 30 anni, ha detto prima dell’evento che avrebbe “ballato per due”. Il suo compagno infatti Yaniv Sarudi, 26 anni, è stato ucciso mentre cercava di guidare un’auto con nove ragazzi che fuggivano dai terroristi. Sivan è stata colpita alla gamba e, all’inizio, non era sicura che avrebbe ricominciato a camminare e ballare.
Giovedì, decine di migliaia di persone hanno ballato nell’umido caldo di giugno, il ritmo pulsava mentre il sole tramontava sul palco Nova. “L’unico modo per commemorare davvero queste persone è vivere ciò che hanno vissuto, ovvero ballare ha detto Eyal Porat uno dei ragazzi presenti al raduno”. Moran Stella Yanai, che è stata rapita al festival Nova e tenuta in ostaggio per 54 giorni, è salita sul palco e ha invitato i membri del pubblico a chiudere gli occhi. “Immaginate, immaginate che tutti gli ostaggi siano in fila, tenendosi per mano, immaginateli forti, immaginateli sorridere, immaginate le loro famiglie in piedi davanti a loro, immaginate la felicità che potrebbero provare. Ora alzate le mani verso il cielo, in alto e forte, aprite gli occhi, credeteci e ballate” ha detto Yanai al pubblico.