
Aiutare gli agricoltori africani a coltivare ortaggi di alta qualità, per garantire una maggiore produzione e sicurezza alimentare. Questa la missione dell’azienda agricola no-profit “Fair Planet” e della sua fondatrice, l’ex ostaggio Shoshan Haran, alla quale è stata conferita, per il suo lavoro pionieristico a sostegno dei Paesi in via di sviluppo, la laurea honoris causa da parte dell’Open University of Israel.
Durante la cerimonia, Haran ha indossato una sciarpa gialla per sensibilizzare sugli ostaggi ancora prigionieri a Gaza, affermando di aver imparato il valore delle pari opportunità nel kibbutz Be’eri, luogo in cui è cresciuta in quanto figlia di uno dei fondatori e dove lei stessa ha cresciuto la sua famiglia.
Haran lavorava come biologa nel settore agricolo presso l’azienda produttrice di sementi ‘Hazera Genetics’ quando, insieme a un altro esperto, ha fondato l’ong no-profit ‘Fair Planet’. Nel video, fatto in occasione della premiazione, Haran descrive il metodo per coltivare al meglio semi di qualità in quelle aree e come segua la crescita della loro produzione: ciò ha portato anche altri agricoltori a unirsi a loro (oltre 100.000 in Etiopia, Tanzania e Ruanda), garantendo una maggiore sicurezza alimentare e incrementando il reddito.
Inoltre, nello stesso video, Haran racconta cosa è successo ai familiari il 7 ottobre 2023, quando i terroristi di Hamas hanno invaso il kibbutz Be’eri. “Sono entrati nella nostra safe room e hanno preso d’assalto la nostra casa”, ha spiegato. Haran è stata presa in ostaggio insieme alla figlia Adi Shoham e ai due nipoti, alla cognata Sharon Avigdori e alla nipote Noam Avigdori, tutti quel giorno in visita in occasione della festività di Simchat Torah. Suo marito, Avshalom Haran, la sorella Lilach Kipnis e il cognato Eviatar Kipnis sono stati uccisi subito. Haran ha scoperto il tragico evento solo quando è stata liberata, dopo 50 giorni di prigionia.
Suo genero, Tal Shoham, è stato rapito separatamente dalla sua famiglia e liberato dopo 505 giorni di prigionia. Lui e sua moglie, Adi Shoham, la figlia di Haran, avevano lasciato il kibbutz Be’eri qualche anno prima a causa dei problemi di sicurezza dovuti alla vicinanza a Gaza, ha spiegato la donna.
Haran, che ha ricevuto il prestigioso riconoscimento per mano del presidente dell’università Leo Corry e dell’ex presidente della Corte Suprema Dorit Beinisch, ha anche invitato tutti a sostenere le famiglie degli ostaggi e a unirsi alle proteste, ovunque in Israele. “Hanno bisogno del vostro sostegno. – ha detto – La nostra guarigione avverrà solo quando tutti gli ostaggi torneranno da noi: quelli vivi per la riabilitazione e quelli morti per una degna sepoltura. Quella sarà la nostra vera vittoria. E ne abbiamo bisogno ora”.