Oggi è il giorno dei funerali di Alber Elbaz, lo stilista israeliano morto a Parigi il 24 aprile, stimato per la sua creatività e amato per la sua umanità. Le esequie si svolgono a Holon in Israele.
Proprio da Holon, piccola città satellite di Tel Aviv, Elbaz era partito per intraprendere una gloriosa carriera nella moda.
Nato in Marocco, in una famiglia ebraica, ha vissuto a Casablanca fino all’età di dieci anni. Quando la famiglia si trasferì in Israele – a Holon, appunto – prestò prima il servizio militare nelle forze di difesa israeliane e poi frequentò lo Shenkar College, l’accademia di design di Ramat Gan. Fino a quando la madre, rimasta vedova, lo incoraggiò a seguire le sue inclinazioni e la sua passione per la moda. Gli mise in tasca 800 dollari e lo spinse ad andare a New York, per dedicarsi alla professione di fashion designer.
«Il nostro feeling è nato grazie alle zip!», ricorda Sharon Tal, dal 2014 direttrice creativa di Maskit, la storica casa di moda israeliana, fondata nel 1954 da Ruth Dayan, prima moglie del generale Moshe Dayan. «Dopo aver visto un mio modello con tante cerniere, Alber mi invitò per un tirocinio presso Lanvin a Parigi, anche se ero ancora al primo anno di Shenkar». Quando Elbaz assunse l’incarico di ringiovanire lo storico brand francese, partì proprio dal dettaglio della zip, che reinventò in chiave industriale, lasciandone in evidenza i bordi grezzi. Era una questione di comodità, per dare agio alle donne. «Mi ha insegnato – racconta Tal in conversazione con Shalom, alla vigilia del funerale – a guardare ai capi di abbigliamento con l’occhio della donna che li deve indossare, più che dalla prospettiva del professionista che li disegna. Era maniacalmente attento ai dettagli. Tanto che sapeva far apparire semplice un abito complesso. E perfetto, un capo non ancora terminato».
Di quell’esperienza da apprendista a Parigi, Sharon Tal ricorda l’atmosfera familiare, inconsueta nell’ambiente frenetico e competitivo dell’industria della moda. «Eravamo una piccola squadra, tre designer e due tirocinanti. Alber si prendeva cura di noi. A pranzo stavamo anche un’ora buona in relax, a chiacchierare delle nostre vite personali. Mai di lavoro. Mi invitava sempre a sedere accanto a lui per parlare di Israele, di Shenkar, degli attori israeliani. Eravamo entrambi fan di “BeTipul”», la serie televisiva, nota anche in Italia come “In Treatment”, diventata un successo globale dopo il remake statunitense.
Fino a quando sua madre è stata in vita, lo stilista visitava Israele un fine settimana sì e uno no. Anche se Elbaz e Tal non si sentivano quotidianamente, i due amici hanno condiviso i momenti più importanti, di vita e di carriera. «Quando ho ri-fondato Maskit – ricorda la direttrice creativa del brand – mi ha sostenuto e incoraggiato. C’è stato solo un uomo al mondo ad aver indossato e posseduto un “desert coat” (il capo più iconico del marchio israeliano, NdR). Ne ho creato una versione maschile apposta per lui e ho provato grande onore e piacere quando ho sentito, anni dopo, che se ne vantava in una conversazione tra amici».
Il cappotto del deserto non è stato l’unico regalo creato su misura dalla stilista israeliana per Alber Elbaz. Per rendergli omaggio, Sharon Tal confezionò con affetto e umorismo una bambola di pezza a sua immagine. «Gli piacque moltissimo. Mi disse che era il regalo più originale e divertente che avesse mai ricevuto. La bambola è rimasta nel suo ufficio fino all’ultimo giorno». Ora che Elbaz è morto prematuramente – aveva 59 anni – Sharon Tal ha perso un altro punto di riferimento. Meno di tre mesi fa, il 5 febbraio, è morta anche Ruth Dayan, un mese prima di compiere 104 anni. «Se ne sono andate vie due grosse parti della mia vita – ha affermato la stilista -. Due amici e mentori, che portavano alto il nome di Israele nel mondo».
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