
Robotica avanzata, intelligenza artificiale e missili intercettati direttamente nello spazio: “la guerra del futuro è già qui”. A dirlo è Boaz Levy, CEO di Israel Aerospace Industries (IAI), che è intervenuto a margine della conferenza UVID Dronetech 2025 di Tel Aviv, tracciando un bilancio delle lezioni strategiche emerse dalla guerra di giugno tra Iran e Israele, conosciuta come Operazione Rising Lion.
Levy ha sottolineato il ruolo decisivo dei droni Heron e Heron TP, che durante il conflitto hanno “chiuso cicli operativi senza precedenti”, integrandosi in tempo reale con satelliti e velivoli da missione. “Questa è stata una guerra digitale” ha spiegato “e le capacità autonome basate su tecnologie di intelligenza artificiale hanno garantito non solo superiorità operativa, ma anche una migliore protezione della vita umana”. Secondo Levy, gli investimenti dell’IAI nelle piattaforme unmanned – dai droni ai sistemi robotici terrestri – hanno ormai superato la fase sperimentale: oggi rappresentano componenti strategici e determinanti sul campo di battaglia. Durante i 12 giorni di conflitto, il 70% delle ore di volo dell’Aeronautica israeliana è stato effettuato da UAV, superando di gran lunga i velivoli pilotati, compresi gli F-35. I droni hanno neutralizzato obiettivi critici come lanciatori di missili balistici e sistemi di difesa aerea, prevenendo attacchi diretti contro il territorio israeliano.
L’Iran ha lanciato oltre 500 missili balistici e più di 1.000 droni. Moshe Patel, direttore dell’Israel Missile Defense Organization (IMDO), ha riferito che i sistemi Iron Dome, David’s Sling e Arrow hanno raggiunto tassi di intercettazione molto elevati, soprattutto contro i droni. Levy ha riconosciuto che l’elemento più inatteso non è stata la qualità dell’arsenale iraniano, bensì il volume degli attacchi. “La sorpresa non deriva dalle loro capacità tecnologiche, ma dalla loro audacia. Non pensavo che uno Stato avrebbe mai lanciato una quantità così enorme di missili contro una popolazione civile”, ha affermato. La lezione principale, secondo il CEO di IAI, riguarda il rischio rappresentato dagli attacchi a sciami. “Ora è chiaro che la minaccia nasce dagli sciami di droni. Le nostre risposte evolveranno con nuove capacità”.
Levy ha elogiato inoltre le prestazioni del sistema Arrow durante la guerra. “Abbiamo fornito sistemi che hanno intercettato con successo la maggior parte dei missili balistici, con Arrow 2 e Arrow 3 che hanno operato in modo eccellente”. Il successore Arrow 4, attualmente in sviluppo, promette un ulteriore salto tecnologico. Nel frattempo Israele si prepara a consegnare la prima batteria Arrow alla Germania, impegnata nel rafforzamento della propria difesa aerea contro le minacce russe.
Levy ha commentato anche le pressioni politiche e i tentativi di boicottaggio da parte di alcuni Paesi europei dopo la guerra tra Israele e Hamas. “Le relazioni con la maggior parte dei Paesi sono eccellenti. Francia e Spagna hanno adottato l’approccio più estremo, ma non ne siamo preoccupati: è una loro vergogna”, ha detto. Nonostante le tensioni politiche comunque, IAI continua a registrare risultati record: il portafoglio ordini sfiora i 27 miliardi di dollari, segno della fiducia internazionale nella tecnologia israeliana. “Non ci vergogniamo di dire che la nostra tecnologia è fenomenale. Le capacità di Israele non sono diminuite neanche per un momento”, ha concluso Levy.













