Skip to main content

Ultimo numero Novembre – Dicembre 2025

Scarica il Lunario

Contatti

Lungotevere Raffaello Sanzio 14

00153 Roma

Tel. 0687450205

redazione@shalom.it

Le condizioni per l’utilizzo di testi, foto e illustrazioni coperti da copyright sono concordate con i detentori prima della pubblicazione. Qualora non fosse stato possibile, Shalom si dichiara disposta a riconoscerne il giusto compenso.
Abbonati







    INNOVAZIONE

    Dal Weizmann Institute una nuova immunoterapia per superare la resistenza ai trattamenti oncologici

    Un team di scienziati del Weizmann Institute of Science ha annunciato lo sviluppo di un’innovativa strategia di immunoterapia che potrebbe rappresentare una svolta per i pazienti oncologici che non rispondono alle terapie oggi disponibili. I risultati, pubblicati sulla rivista Cell, illustrano un approccio capace di colpire un particolare tipo di cellule immunitarie che, all’interno del tumore, favoriscono la crescita della malattia e ostacolano l’azione delle terapie.
    Alla base della scoperta vi sono i macrofagi che esprimono il recettore TREM2, cellule note per la loro capacità di sopprimere la risposta immunitaria e presenti in numerose tipologie tumorali. “I tumori sfruttano i macrofagi per indebolire il sistema immunitario e facilitare la propria espansione; il nostro obiettivo non era eliminarli, ma riprogrammarli”, ha spiegato Ido Amit, direttore dell’Immunotherapy Research Center del Weizmann. Il gruppo, guidato da Michelle von Locquenghien, Pascale Zwicky e Ken Xie ha creato una nuova classe di molecole battezzate MiTEs (Myeloid-targeted immunocytokines and natural killer/T-cell Enhancers). Si tratta di composti capaci di svolgere una doppia funzione: bloccare i macrofagi TREM2-positivi e, allo stesso tempo, rilasciare localmente la citochina IL-2, una delle sostanze più potenti per attivare le cellule immunitarie antitumorali.
    Per evitare reazioni immunitarie indesiderate in altre parti del corpo, i ricercatori hanno progettato le MiTEs con una sorta di “maschera molecolare” che mantiene inattiva l’IL-2 durante la circolazione nell’organismo. Solo gli enzimi tipici dell’ambiente tumorale rimuovono questa maschera, attivando la terapia esclusivamente dove necessario.
    “La doppia azione delle MiTEs permette di colpire il tumore da più fronti immunologici contemporaneamente”, ha spiegato von Locquenghien. Zwicky ha aggiunto che l’approccio potrebbe essere applicato a molti tipi di tumori, poiché si basa su meccanismi immunitari comuni, senza dipendere da antigeni specifici sulle cellule tumorali. Utilizzando la spatial transcriptomics, che consente di osservare l’attività genetica nelle cellule di un tessuto con altissima precisione, il team ha osservato nei tumori umani una frequente vicinanza tra macrofagi TREM2-positivi e cellule killer immunitarie “esauste”. Da questa intuizione è nata l’idea di creare molecole in grado di inibire i macrofagi soppressivi e allo stesso tempo riattivare le cellule killer. Nei test condotti sui modelli murini, le MiTEs hanno provocato una significativa riduzione della massa tumorale e una profonda riorganizzazione delle cellule immunitarie. Anche esperimenti su campioni di carcinoma renale umano hanno mostrato una forte riattivazione delle cellule killer. Le prime evidenze indicano inoltre che le MiTEs potrebbero agire in sinergia con gli attuali inibitori dei checkpoint immunitari e, in futuro, essere combinate con chemio e radioterapia.
    Secondo Amit, queste scoperte offrono “la base per una nuova generazione di immunoterapie programmabili e più sicure, capaci di superare la resistenza in un ampio spettro di tumori”. Comprendere i meccanismi di difesa utilizzati dal tumore, ha aggiunto lo scienziato, permette di trasformarli in opportunità terapeutiche: “Con le MiTEs potremmo essere riusciti a convertire lo scudo del tumore nell’arma che lo sconfigge”.
    Alla ricerca hanno contribuito anche numerosi altri studiosi del Weizmann e del laboratorio Immunai di New York.

    CONDIVIDI SU: