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SPECIALE PESACH 5784

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    IDEE - PENSIERO EBRAICO

    Vincere è amare la Vita

    Nella fine della porzione di Beshallach abbiamo ricordato che L’Eterno sarà in guerra con Amalek di generazione in generazione.
    Riguardo la guerra, Rambam ci illustra nel Mishne’ Torah, nelle Hilkot Melakhim le guerre halachicamente ammesse, le guerre ebraicamente lecite.
    Si dividono in tre categorie: le guerre obbligatorie, le guerre facoltative, le guerre proibite. Nel silenzio della halacha, ciò che non è stato contemplato deve ritenersi proibito.
    Le guerre obbligatorie sono: la guerra di conquista condotta da Giosuè contro le sette nazioni cananee; la guerra contro Amalek, e ogni altra guerra per salvare Israele dall’assalitore, cioè la guerra difensiva contro un attacco che è già stato iniziato.
    Per la guerra obbligatoria il re non avrà bisogno del consenso del Sinedrio.
    Per la guerra facoltativa sarà necessario il consenso espresso dal Bet Din, dai suoi settantuno membri.
    Per la guerra facoltativa sono previste le esenzioni.
    Difronte ad una minaccia tanto grave, tutti i cittadini sono obbligati a prendere le armi: il principio relativo alla difesa dello stato, come analogia della legittima difesa individuale, “non rimarrai inerte di fronte al sangue, cioè al pericolo di morte, del tuo prossimo, quando potresti salvarlo” Vaikra 19,16
    Devarim 20,10 ci insegna la proposta di resa: inviterai alla pace. Una pace preventiva, che metta fine alle ostilità ancora prima dello scoppio. Se il nemico accetterà la pace, diventerà tributario, e potrà accettare le 7 regole dei noachidi: Talmud Babilonese, Sanedrin 56a applicabili ai gentili. Ciò è volto a convivere pacificamente e promuovere la civilizzazione. Oggi ogni traccia delle nazioni cananee si è estinta, e non “riconosciamo” i discendenti di Amalek. Anche se pensare ai terroristi di Hamas, che hanno massacrato i nostri civili, rappresenta chiaramente l’incarnazione al male di oggi.
    L’unica guerra attualmente configurabile è la guerra difensiva.
    Noi stiamo combattendo una guerra difensiva contro il terrorismo.
    Sono mostri, inumani, privi di sentimenti; inneggiano alla morte, allo spargimento di sangue e mostrano chiaramente il disprezzo per la vita. Non solo per la vita delle loro vittime. Anche per la vita propria, in qualità di carnefici e assassini.
    Quando studiano come farsi saltare in aria, e mirano a far morire quante più anime possibili, sanno perfettamente che moriranno nell’attacco.
    Ma è più forte l’odio della loro stessa vita: non hanno valori, non sanno cosa si perdono. Per noi è davvero incomprensibile. La Torah mette la vita in cima, è priorità assoluta.
    Chi salva una vita, salva il mondo intero.
    Noi crediamo nella vita, che in ebraico è un termine al plurale “chaim”.
    Viviamo due vite, la vita terrena e crediamo in quella ultraterrena. Il nostro soggiorno sulla terra ci vede di passaggio, raccogliamo i nostri meriti che ci accompagneranno domani davanti al Creatore. E dovremmo rendere conto delle nostre azioni, per cui avremo sicuramente favorito la vita, sempre.
    La Torah prevede tre casi in cui si deve scegliere la morte piuttosto che trasgredire. Idolatria, omicidio, rapporti proibiti. Tutto il resto può essere messo in discussione.
    Ricorda quello che ti ha fatto Amalek lungo la strada quando uscivate dall’Egitto (Devarim 25, 17)…colpendo tutti quelli che essendo più deboli erano dietro di te. Eri stanco e spossato, mentre lui non ha avuto timore.
    Tu cancellerai da sotto i cieli il ricordo di Amalek. Non dimenticare ciò che ti ha fatto.
    Per estensione il nemico fisico che ci ha attaccato, è anche un nemico interiore. Amalek ha la stessa ghimatria della parola safek, dubbio. Ha la forza, l’abilità, lo scopo di volerci raffreddare. Di volerci distogliere dalla nostra voglia di compiere mitzvot, buone azioni.
    Dal nostro vivere un’esitenza ebraica.
    Ma noi siamo fortunati, abbiamo Kadosh BaruHu dalla nostra parte.
    Quando il Cohen unto per la guerra rafforzava il suo esercito, Devarim 20, 3 e seguenti, incoraggiava le truppe “voi tutti meritate l’aiuto del Signore perché come minimo, recitate lo Shemà Israel. Oggi siete prossimi alla battaglia contro i vostri nemici. Davanti a loro il vostro cuore non si abbatta, non abbiate timore, non allarmatevi, non lasciatevi prendere dal panico, perché l’Eterno vostro Signore, marcia insieme a voi” per combattere per voi contro i vostri nemici, cosi’ da salvarvi.
    In ogni battaglia che sia fisica o interiore abbiamo Hashem al nostro fianco.
    Am Israel Chai!

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