Gli italiani non hanno avuto quasi informazione sulla larga vittoria del primo ministro uscente Modi nelle elezioni politiche indiane e neppure di quella meno trionfale ma netta e soprattutto inaspettata del premier Morrison in Australia. Eppure si tratta di due immensi paesi, la più popolosa democrazia del mondo e uno stato continente, che contano molto nel panorama mondiale. I vincitori sono sicuramente democratici, amici di Israele, ma classificati nella graduatoria dei media fra i “sovranisti” e dunque inclusi nell’elenco dei cattivi, insieme a Trump, Bolsonaro, il giapponese Abe, Netanyahu e un certo numero di leader europei. Scrivo prima delle elezioni europee e non voglio parlare di queste, ma forse sarebbe giusto chiedersi il perché di questa grande tendenza “di destra” che ormai governa due terzi dei paesi democratici. La risposta in termini di fake news e di “demenza digitale” che danno i media “illuminati” è puerile, come è insensata la proposta di stabilire un “patentino civico” per votare, che poi in sostanza sarebbe il ritorno all’ottocentesco elettorato per censo. Forse, al di là dell’incriminare un sistema di mezzi di comunicazione che consente a tutti di scegliersi le proprie fonti informative e di giudicare salla loro attendibilità (e condannando, piaccia o meno i mezzi tradizionali), varrebbe la pena di chiedersi che cosa vogliano gli elettori che hanno riportato al potere due mesi fa Netanyahu e di recente Modi e Morrison (contro la teoria che l’elettorato attuale sia solo capace di rifiutare i vecchi governi, al di là di quel che hanno fatto). Si vedrebbe allora che l’identità nazionale, la sicurezza dal terrorismo, l’appoggio al sistema economico capitalista che ha dato una prosperità mai conosciuta prima, sono i valori che hanno condannato dappertutto la sinistra all’insignificanza e fatto vincere le destre in tutto il mondo.