Il primo mese, il mese di Nissan, il dodicesimo anno del re Assuero, si
tirò il Pur, cioè a sorte, in presenza di Haman; un giorno dopo l’altro e un
mese dopo l’altro, finché uscì il dodicesimo mese, il mese di Adar (Ester 3:7).
Questo è l’ordine delle fasi in cui Haman manifesta la sua volontà di
annientamento degli ebrei:
1. Haman pensò allo sterminio degli ebrei;
2. Tirò a sorte per scegliere la data dello sterminio;
3. Chiese al re Assuero di mettere in atto il suo progetto e per convincerlo
si presentò con il presunto responso favorevole degli astri.
Nel Talmud (Meghillà 13b) è scritto che Haman gioì moltissimo dopo l’estrazione
a sorte (hippil pur) del mese Adar, perché era il mese in cui morì Mosè
(7 Adar), il mese finale del ciclo dell’anno ebraico. Ma Haman non sapeva che Adar
era anche il mese della nascita di Mosè (7 Adar).
Perché Haman vide un segno propizio nel mese in cui era morto Mosè?
Per capire il modo di pensare del perfido Haman, il Maharal di Praga
(Yehuda Loew ben Bezalel, 1520-1609) ci fornisce alcuni elementi di
ragionamento. Il Maharal afferma che la nostra realtà è definibile come ‘olam
hazeman/il mondo del tempo, nel senso che tutto ciò che conosciamo nella
realtà materiale è limitato dal tempo, tutto ciò che esiste ha un inizio e una
fine. Il tempo influisce nell’esistenza di tutta la realtà e quindi anche del
popolo d’Israele, per il quale ci sono momenti sia favorevoli sia sfavorevoli. Non
solo, ma l’essere umano, in generale, sarebbe sottoposto anche ad un’influenza
determinata dalle costellazioni dei segni zodiacali, fissati nella sfera
celeste e definiti in un continuo ciclo temporale. In effetti, anche nel Talmud
si trova l’opinione che i segni zodiacali possano incidere o influenzare la vita
di una persona.
Haman voleva fortemente lo sterminio del popolo d’Israele, tuttavia, voleva
anche trovare un tempo propizio per attuarlo e per questo si affida ad un atto
di divinazione che esegue il primo giorno del mese di Nissan. Nissan era il
tempo dell’inizio della vita di Israele come popolo e siccome ogni cosa nel
mondo del tempo ha un inizio e una fine, il fatto che la sorte sia caduta sul
mese di Adar, il dodicesimo e ultimo mese dell’anno ebraico, fece confidare ad
Haman che proprio quello fosse il momento propizio per la distruzione di
Israele. Non solo, Adar era soprattutto il mese in cui morì Mosè, il Maestro e
la forza di Israel.
I maestri del Midrash (Mekhiltà Shemot 18:1) insegnano che “Mosè
pesa quanto tutto Israele messo insieme” e rappresenta l’anima collettiva che
include la forma spirituale di tutto il popolo di Israele. Come tramandato da
Rabbì ‘Aqivà (MekhiltàShemot 15:13), secondo il quale durante la
gravidanza di Mosè, sua madre Yocheved portava in grembo seicentomila feti,
quanti saranno gli ebrei che usciranno dall’Egitto. Questo concetto lo ritroviamo
nel Sefer Hakuzarì di Yehudà Ha Lewy (1075-1141), un testo di contenuto filosofico-religioso
scritto in arabo (“Al-Ḥazarī”), in forma di dialogo fra il re dei Cazari e
un saggio ebreo. In questa opera, il poeta andaluso scrive che per far capire al
re la qualità del popolo d’Israele, il saggio gli racconta della grandezza di
Mosè: andò nel fuoco divino per quaranta giorni e quaranta notti, senza mangiare
e bere, per portare in terra la Torà da donare al suo popolo e fargli conoscere
un modello di vita diverso rispetto a tutti gli altri popoli. Se si vuole
conoscere l’essenza del popolo d’Israele, si deve guardare Mosè da cui sono originati
tutti i saggi di tutte le generazioni. Tutti coloro che aderiscono alla Torà si
collegano a Mosè; di fatto, tutto Israele dipende da Mosè. Per questo, quando
Haman vede cadere la sorte in Adar, il mese della morte di questa figura essenziale
per l’esistenza di Israele, interpreta il segno a suo favore e inizia così una
sorta di lotta contro il tempo per attuare lo sterminio. Haman sa che deve
aspettare un anno intero perché il decreto di sterminio possa essere eseguito,
ma è talmente impaziente che su consiglio della moglie e degli amici costruisce
una forca in casa sua per impiccare subito almeno l’odiato Mordekhay, il capo
degli ebrei di Persia. Anche questa decisione sarà ribaltata a suo discapito.
Quello che i maestri del Talmud dicono, che Haman non sa che Mosè è anche nato
nello stesso giorno, non vuol dire che non ne aveva notizia, ma che non aveva colto
il vero significato di quel segno. Per Haman era solo una coincidenza, ogni
inizio ha sempre una fine e basta, e siccome Mosè raccoglie in se la totalità
del popolo d’Israele, il tempo della sua morte equivale alla finestra temporale
favorevole per annientare gli ebrei. Ed in questo sta l’errore di
interpretazione della sorte di Haman.
È vero che il popolo d’Israele, come tutto ciò che esiste al mondo, vive
all’interno della dimensione del tempo ma con una differenza sostanziale rispetto
a tutti gli altri esseri: per mezzo della Torà e le mitzwoth in essa contenute,
ci è stata data la capacità di santificare il tempo, cioè di poter collegare la
realtà del mondo del tempo (finito) alla realtà del Creatore (infinito).
Il nascere e morire di Mosè nello stesso giorno rappresenta la proverbiale “chiusura
del cerchio”, la completezza e l’integrità diuna sfera che è perfetta perché
chiusa.
Il Maharal di Praga rileva inoltre come nella sfera celeste ci siano
12 segni zodiacali.
Secondo la ghematria qetanà (la ghematrià si basa sul valore
numerico consequenziale delle lettere ebraiche; la piccola ghematrià usa
il sistema matematico dei calcoli modulari, nella fattispecie il “modulo 9” nel
quale si eliminano gli zeri) il valore del nome Mosè/משה è
12 (mem=40=4; shin=300=3; he=5; 4+3+5=12). Allo stesso modo,il numero degli
anni di vita terrena di Mosè (120) diventa 12 corrispondente anch’esso alle 12
costellazioni zodiacali. Forse è anche per questo che il mese di Adar, il 12
mese dell’anno, sia il tempo in cui gli intenti di coloro che vogliono la distruzione
del popolo ebraico, sono rovesciati e trasformati in bene.
Il particolare della morte che cade nello stesso giorno della nascita esprime
la compiutezza di Mosè, in lui fine e inizio sono congiunti, anzi sovrapposti e
questa perfezione lo lega a Dio, alla vita infinita. Ma Haman questo non poteva
saperlo e per questo non è riuscito nell’intento di sterminio e come lui molti
altri nella storia. Perché il popolo d’Israele non ha un punto finale nel tempo;
perché il popolo d’Israele nella sua pienezza, grazie a Mosè e alla Torà da lui
trasmessa, può collegare se stesso e il mondo del tempo, all’infinito della realtà
divina.
Purim Sameach