Nella meghillà di Ester è scritto che Hamàn andò dal re Achashverosh (Assuero) chiedendo l’autorizzazione di sterminare gli ebrei nel suo impero. Hamàn disse: “Vi è una nazione dispersa e isolata tra le nazioni in tutte le province del tuo regno. Le loro leggi sono diverse da quelle di tutti gli altri. Non osservano le leggi del Re. E non si addice al Re tollerarli” (Ester, 3:8).
In un saggio nei suoi “Collected Writings” (Vol. II, Adar III), Rav Shimshon Refael Hirsch (Amburgo, 1808-1888) si sofferma su quella che definisce “La descrizione etnografica che Hamàn fece degli ebrei”. L’autore chiede se la descrizione di Hamàn al Re sia ancora valida. E conclude: si, c’è ancora una nazione dispersa e isolata tra le nazioni e tuttavia completamente distinta.
La nazione ebraica pur essendo in esilio, minuscola ma sempre cospicua, è una nazione che nonostante la dispersione riesce a mantenere il suo antico retaggio e addirittura a trasmetterlo da generazione a generazione.
Ed è proprio vero che “le loro leggi sono diverse” da quelle degli altri popoli. Questa differenza nella legge piuttosto che una differenza etnica o nazionale, li rende differenti da tutti gli altri. Le nazioni si differenziano nella qualità della terra dove abitano, per il clima che le circonda, per le loro sembianze e la loro lingua e anche per leggi e costumi. Col passare del tempo le loro leggi sono soggette a cambiamenti come pure il loro paese. Nonostante le loro diversità, le leggi di tutte le nazioni sono in qualche modo simili per origine, carattere, obiettivi e scopo.
L’origine, il carattere, l’obiettivo e il significato della legge ebraica sono diversi da tutte le altre. In ogni altro luogo la legge è creata e formulata dal popolo: la legge esiste per servire il popolo; presso il popolo ebraico, invece, è il popolo che esiste per servire la Legge. Altrove, legge e religione promuovono il progresso della vita pubblica e privata; gli obiettivi della vita pubblica e privata degli ebrei vengono invece raggiunti tramite l’adempimento della Legge. Altrove, legge e religione sono subordinati ai bisogni sociali e religiosi degli esseri umani e delle nazioni; gli ebrei invece sono tenuti a subordinare le loro emozioni, volontà e desideri alla Legge.
Altrove legge e religione, e così pure la vita religiosa e sociale sono entità separate. La religione occupa la propria sfera, dove gli esseri umani possono soddisfare i rispettivi “religious needs”. Il progresso e lo sviluppo sociale dipendono da altri elementi. Presso gli ebrei invece, la vita religiosa e sociale sono strettamente intrecciate. Altrove, religione e legge sono il prodotto del graduale progresso culturale: hanno un inizio, si sviluppano e sono parte della storia culturale delle nazioni. E mantengono il ritmo del progresso culturale dei tempi. Per gli ebrei la Legge era assoluta e perfetta quando fu loro data. Sin dall’inizio era stata designata come il più elevato obiettivo per tutte le generazioni future. Questo è l’ideale permanente e immutabile che il popolo ebraico si sforza di raggiungere.
Se la legge ebraica, come le religioni che sono confinate nei luoghi di culto, fosse praticata solo nella sinagoga, il popolo ebraico sarebbe scomparso già da tempo. Gli ebrei nella diaspora si mantennero come entità isolata non perché la loro “religione” richiedeva una sinagoga, ma perché la loro legge richiedeva purità nel matrimonio e a tavola.
“Le loro leggi sono diverse da quelle degli altri”. È la Legge che fa degli ebrei un esempio unico di devozione a Dio. L’ebreo mostra a tutti come onorare il Creatore tramite l’adempimento delle mitzvòt.