Questa parashà come molte altre prende il nome dal suo inizio: “Yitrò, nobile di Midian, suocero di Moshè ebbe notizia (va-yishma’) di ciò che Dio aveva fatto per Moshè e per Israele, per avere fatto uscire Israele dall’Egitto” (Shemòt 18:1). Yitrò prese la figlia Tzipporà moglie di Moshè, e i loro due figli e venne all’accampamento degli israeliti nel deserto. Moshè raccontò al suocero quello che l’Eterno aveva fatto al faraone e agli egiziani per Israele e “le peripezie che avevano passato per la strada e come l’Eterno li aveva salvati”. Sentito questo “Yitrò gioì per tutto il bene che l’Eterno aveva fatto ad Israele salvandolo dagli egiziani e disse: benedetto l’Eterno che vi ha salvato dagli egiziani e dal faraone e che ha salvato il popolo dal dominio dell’Egitto” (ibid., 9-10).
Rashì (Troyes, 1040-1105) commenta: “Yitrò venne a sapere dell’apertura del Mar Morto e della guerra con ‘Amalèk”.
R. Joseph Pacifici (Firenze, 1928-2021, Modiin Illit) in Hearòt ve-Hea’ròt (p. 84) fa notare che la notizia dell’uscita dall’Egitto degli israeliti arrivò dappertutto. Per quale motivo nella Torà deve essere scritto che Yitrò sentì la notizia? R. Pacifici spiega che quando nella Torà è scritto che qualcuno ha sentito (sham’a’) una notizia, l’insegnamento è che chi ha sentito la notizia si è reso conto che è successo qualcosa di straordinario che richiede di prenderne nota e di trarre conclusioni. In questo frangente molti sentirono la notizia ma solo Yitrò notò che l’evento straordinario richiedeva di trarne le conclusioni.
Da questo punto di vista si può forse suggerire che Yitrò e Moshè avevano un tratto comune. Infatti quando Moshè pascolava il gregge di Yitrò al monte Chorèv e vide il roveto che ardeva, notò che era un evento straordinario e disse: “Voglio avvicinarmi a vedere questo grande fenomeno, come mai questo roveto non si consuma” (Shemòt, 3: 3).
R. Israel Belsky (New York, 1938-2016), in una sua derashà spiegò che la personalità di Moshè si rivelò anche nel fatto che prese nota di un evento straordinario e si mosse per andare a vedere.
Sia Moshè che Yitrò non rimasero indifferenti davanti a eventi straordinari e ne trassero delle conclusioni. La Torà ci dice poco sui rapporti tra Moshè e Yitro prima di questa parashà. Yitrò accolse Moshè a casa sua e gli diede la figlia Tzipporà in moglie dopo che Moshè aveva salvato le figlie dalle angherie dei pastori. La Torà non ci racconta se Yitrò si rendeva conto di quale persona fosse il genero.
Quello che la Torà non racconta, lo racconta il Midràsh. Nei Pirkè de-Rabbi Eli’ezer (cap. 40), è raccontata la provenienza della verga con la quale Moshè fece miracoli in Egitto: “Rabbi Levi disse: Quella verga fu creata al crepuscolo dell’ultimo giorno della Creazione (Pirkè Avòt, 5:9) e fu consegnata ad Adam dal giardino dell’Eden. Adam la consegnò a Chanòch, Chanòch a Noach, e Noach a Shem. Shem ad Avraham, Avraham a Yitzchàk, e Yitzchàk a Ya’akòv. Ya’akòv la portò in Egitto e la consegnò a Yosef. Quando Yosef morì e saccheggiarono la sua casa, la verga fu collocata nel palazzo del Faraone. Yitrò era uno dei maghi d’Egitto, vide la verga e le lettere che erano su di essa, […] la prese, e la piantò in mezzo al giardino di casa sua. Nessuno riusciva più ad avvicinarsi ad essa fino a quando arrivò Moshè, andò nel giardino di Yitrò, vide la verga, ne lesse le lettere, stese la mano e la prese. Yitrò guardò Moshè e disse: Quest’ultimo riscatterà Israele dall’Egitto. Perciò gli diede in moglie sua figlia Tzipporà”.