Nella parashà di Bereshìt nel racconto della creazione dell’uomo è scritto: “Dio creò l’uomo a Sua immagine (be-tzalmò)…”(Bereshìt, 1:27). R. ‘Ovadià Sforno (Cesena, 1475-1550, Bologna) spiega che tzèlem è l’intelligenza che il Creatore diede all’uomo, a differenza delle altre creature.
Nel versetto seguente è scritto: “Dio li benedisse e Dio disse loro: crescete e moltiplicatevi…”. Questa è una delle tre mitzvòt che appaiono nel libro di Bereshìt. Le altre due sono quella di fare la milà (circoncisione) ai figli maschi e la proibizione di mangiare il nervo sciatico degli animali dopo la shechità (macellazione).
L’autore catalano del Sefer Ha-Chinùkh (Barcellona, XIII sec. E.V.), scrive che la “radice”, ovvero il motivo della mitzvà, è per far sì che il mondo sia abitato, come è scritto “… non l’ha creata perché rimanesse deserta, ma l’ha formata perché fosse abitata… (Isaia, 45:18). Ed è una grande mitzvà perché grazie ad essa possono essere osservate tutte le mitzvòt del mondo…”.
Le parole “Crescete e moltiplicatevi” appaiono due volte nella parashà di Noach, e sono rivolte a Noach e ai suoi figli, Sem, Cham e Yefet, quando il mondo doveva essere ripopolato dopo la distruzione del Diluvio.
Il fatto che queste parole furono rivolte solo ai figli di Noach, fa sì che r. Meir Simcha Hakohen (Lituania, 1843-1926, Riga-Lettonia) rav di Dvinsk, nella sua opera Meshekh Chokhmà, apra il suo commento a questa parte della parashà scrivendo che non è irragionevole affermare che il motivo per cui la Torà ha esentato le donne dalla mitzvà di crescere e moltiplicare e l’ha imposta solo agli uomini, è che la Torà non vuole imporre agli israeliti delle cose che sono fisicamente poco tollerabili.
Questo è anche il motivo per cui la Torà impone solo un giorno di digiuno, il Kippur; e ci ha obbligato a mangiare il giorno che precede il digiuno. Pertanto la Torà non ha imposto alle donne la mitzvà di avere figli, perché la gravidanza e il parto le mettono in pericolo. Per questo alla donna è permesso usare metodi anticoncezionali, come è raccontato nel Talmud (Yevamòt, 65b) nell’episodio di Yehudit, moglie di r. Chiyà, che soffriva di grandi pene durante il parto, e alla quale il marito permise di prendere una pozione per renderla infertile.
Dalla Torà impariamo che il desiderio delle donne di avere figli è superiore a quello degli uomini. Questo è dimostrato da Rachel, moglie di Ya’akòv che, essendo sterile, gli disse: “Dammi dei figli se no io muoio” (Bereshìt, 30:1). Questo desiderio viene solo per assicurare la continuazione della specie umana. Con tutto ciò è dimostrato che le donne sono esenti dalla mitzvà di avere figli dal fatto che quando l’Eterno apparve al patriarca Ya’akòv al suo ritorno dalla Mesopotamia gli disse: “Cresci e moltiplicati”, al singolare (Bereshìt, 35:11).
E se qualcuno domandasse perché l’Eterno diede sia ad Adamo che a Eva la benedizione “Crescete e moltiplicatevi”, si può rispondere che questo venne detto prima che essi commettessero il peccato di mangiare il frutto proibito. Prima del peccato la donna non avrebbe avuto nessuna sofferenza nell’avere figli. Dopo il peccato l’uomo fu punito a faticare per poter usufruire dei frutti della terra, mentre la donna fu punita con sofferenze nella gravidanza e con le doglie del parto (Bereshìt, 3:16-17).
Per questo l’ordine di crescere e moltiplicare fu dato solo a Noach e ai suoi figli maschi e poi solo al patriarca Ya’akòv.