La cantica di Haazìnu, in stile poetico, ci insegna che le vie dell’Eterno sono giuste: “Le azioni dell’Onnipotente sono perfette, perché le sue vie sono giuste. È un Dio veritiero e non vi è mai scorrettezza. Egli è giusto e retto” (Devarìm, 32:4).
Rav Joseph Beer Soloveitchik (Belarus, 1903-1993, Boston) in Mesoras Harav (p. 259) commenta che sulla base di questo versetto il Maimonide (Cordova, 1138-1204, Il Cairo) insegnò che la Provvidenza (hashgachà) non si estende agli animali singoli ma solo alla specie. Solo riguardo agli esseri umani ciò che accade agli individui, in bene e in male, è il risultato di giustizia, in accordo a quanto detto: “Perché le sue vie sono giuste”.
Il Maimonide tratta questo difficile argomento nella Guida dei Perplessi (III, capitolo 17). Il capitolo inizia con queste parole: “Le opinioni degli uomini sulla Provvidenza sono cinque e tutte antiche, come dire che si tratta di opinioni risalienti al tempo dei profeti, dopo che fu data la vera legge [la Torà] che illumina tutta questa oscurità”. La prima opinione, scrive il Maimonide, è quella di coloro che ritengono che non esista alcuna provvidenza riguardo a tutto quello che è in esistenza. Tutto avviene per puro caso e non vi è nessuno che ordini, governi o si preoccupi di alcuna cosa. Questa è l’opinione di Epicuro.
La seconda è l’opinione di Aristotele. Secondo il filosofo la provvidenza si preoccupa di alcune cose, mentre altre sono lasciate al caso. Secondo Aristotele non vi è alcuna differenza tra un gatto che mangia un topo e un leone affamato che incontra un profeta e lo divora. Piante, animali ed esseri umani non sono soggetti alla provvidenza.
Dopo aver citato e rigettato anche due opinioni di sette islamiche, una deterministica e l’altra che sostiene che la provvidenza si estende a tutto il creato e quindi anche agli animali e alle piante, il Maimonide esprime la sua opinione, cioè l’opinione della Torà. La divina Provvidenza veglia solo sugli individui che appartengono alla specie umana. E riguardo a costoro tutto il bene e il male che capita a loro è appropriato, come è scritto: “Perché le sue vie sono giuste”. E noi non siamo in grado di conoscere quali siano le considerazioni divine. Nel Mishnè Torà (Hilkhòt Teshuvà, cap. 3) il Maimonide scrive: “C’è un merito che pesa tanto quanto molti peccati […] e c’è un peccato che pesa tanto quanto molti meriti […] e solo Iddio sa come si valutino i meriti rispetto ai peccati”. Tuttavia riguardo agli animali, le piante ed altre cose, il Maimonide concorda con Aristotele.
Rav Soloveitchik riassume l’insegnamento del Maimonide sulla provvidenza e scrive che a differenza dell’uomo che fu creato solo, animali e piante furono creati in abbondanza “secondo la propria specie” (Bereshìt, 1:24). Per loro il Creatore si preoccupa solo del mantenimento della specie e le creature individuali non hanno nessun valore metafisico. L’essere umano invece ha un valore individuale.
Sulla base di tutto questo rav Soloveichik conclude che i “secularists” che non accettano il valore metafisico degli esseri umani, non accettano quindi il fatto che gli esseri umani abbiano dei diritti inalienabili. La Magna Carta e la Dichiarazione dell’Indipendenza degli Stati Uniti per costoro perdono la loro base filosofica. Se l’individuo vale solo in quanto parte della collettività, l’uomo può essere legittimamene sfruttato e maltrattato se la cosa serve per un presunto bene della società. Questo è lo “statismo” nel qualo lo stato ha potere totale a costo della libertà individuale e che in ultima fase si trasforma in fascismo e comunismo.