
“Come son belle le tue tende, o Ya’akov, le tue dimore, o Israele!”. Questa benedizione di Bil’am fa parte della tefillà mattutina e viene recitata quando si entra nel Bet ha-Kenèsset (sinagoga). Va detto però che non tutti la gradiscono.
Shlomo Luria (Lituania, 1510-1573) in un suo responso (n.64) scrisse che di mattina quando arriva nel Bet ha-Kenèsset salta queste parole e inizia dal secondo versetto con le parole: “E io grazie alla Tua abbondante benevolenza, entrerò nelle Tua casa…”. Il motivo del mancato gradimento è che Bil’am aveva intenzione di maledire e non di benedire Israele. R. Luria non è il solo a omettere queste parole. Il versetto “Come sono belle …” non appare nel Machazòr italiano di Soncino del 1486 e neppure nel siddùr Tefillà di Milano, mentre è presente in tutti i siddurìm ashkenaziti.
Joseph Beer Soloveitchik (Belarus, 1903-1993, Boston) in Mesoras Harav (p. 197) cita il nonno R. Chayim Soloveitchik (Belarus, 1853-1918, Polonia) che afferma che la peculiarità di Bil’am la si trova in un aspetto della sua profezia che non appare in nessun altro profeta. Bil’am è il solo profeta a farci sapere la direzione della nostra storia.
Il Maimonide (Cordova, 1138-1204, Il Cairo) nel Mishnè Torà (Hilkhòt Melakhìm, 11:1) spiega la profezia di Bil’am, versetto per versetto. Il versetto “Lo vedo, ma non ora” (Bemidbàr, 24:17) si riferisce a re Davide. Le successive parole “Lo contemplo ma non vicino” si riferiscono al re Mashìach (Messia). “Sorge un astro da Ya’akov” si riferisce a Davide. “ Si eleva un scettro da Israel” si riferisce al re Mashìach. “Edom verrà conquistata” si riferisce a Davide. “Verrà conquistato Se’ir” si riferisce al re Mashìach.
Il Maimonide nelle Hilkhòt Melakhìm (11:3) scrisse che r. ‘Akivà riteneva che Bar Kokhbà che guidò la grande rivolta contro Roma attorno all’anno 132 E.V., inizialmente con grande successo, fosse il Mashìach. Così ritenevano anche quasi tutti i Maestri di quella generazione. Quando fu ucciso per via dei peccati, divenne chiaro che non era il Mashìach.
La missione del Mashìach, come spiega il Maimonide, è di dare continuazione al regno dei re Davide e Salomone e di condurre il mondo alla perfezione etica. Il Mashìach (per poter essere tale) dovrà ricostruire il Bet ha-Mikdàsh (il santuario) a Gerusalemme, ne restaurerà il servizio, farà risiedere il popolo d’Israele nella sua terra e metterà in pratica le mitzvòt del settimo anno (shemità) e dello Yovèl (il cinquantesimo anno, il giubileo). Tutte le 613 mitzvòt verranno messe in pratica e per la prima volta nella storia il mondo vivrà in pace. La Torà sarà la legge ufficiale del governo del Mashìach. La profezia ritornerà e diventerà un fenomeno comune.
Una delle ironie della Torà è che l’Eterno incaricò un non ebreo a dare questo messaggio. Il Signore scelse Bil’am per dirci che nella apparente guerra senza fine dell’antisemitismo nei confronti della sopravvivenza del popolo ebraico, gli ebrei vinceranno e alla fine i non ebrei accetteranno il dominio di Dio.