“Come son belle le tue tende, o Ya’akov; i tuoi tabernacoli o Israel” (Bemidbàr, 24:5). Questo versetto che viene recitato da molti ogni mattina all’entrata del Bet ha-kenesset è citato dai Maestri in un passo di carattere midrashico nel Talmud babilonese (Sanhedrin, 105b):
“R. Yochanan disse: Dalle benedizioni di quell’uomo malvagio [Bil’am] puoi capire quali furono le sue intenzioni: egli desiderava maledire [gli israeliti] che non possedessero sinagoghe né scuole. [Questo è dedotto dal fatto che disse:] Quanto sono belle le tue tende, o Ya’akov. Desiderava che la Presenza divina non fosse tra di loro, [e per questo disse]: I tuoi tabernacoli, o Israele” […]. R. Abba figlio di Kahana disse: tutte le benedizioni [di Bil’am] finirono per diventare delle maledizioni eccetto questa delle sinagoghe e delle scuole, perché è detto: L’Eterno tuo Dio trasformò la maledizione [al singolare] in benedizione; sola questa rimase come benedizione”.
Le intenzioni di Bil’am erano chiare fin dall’inizio. Nel versetto è scritto: “Egli alzò la voce e disse…” (Bemidbàr, 23:7). R. Mordekhai Hakohen (Safed, 1523-1598, Aleppo) cita il Midràsh (Yalkùt Shim’onì, remez 766) dove è scritto: “Rabbi Tanchumà disse: quando i giusti danno una benedizione non alzano la voce. Quando Moshè benedisse Israele non lo fece con una gran voce ma disse: E questa è la benedizione che diede Moshè (Devarìm, 33:1). Bil’am invece alzò la sua voce al massimo. Su di lui il re Shelomò disse: (Proverbi, 27:14): benedire a gran voce il prossimo di mattina è considerata una maledizione. Il malvagio Bil’am era venuto solo a maledire. Poiché la cosa non li riuscì li benedisse a gran voce affinché le nazioni lo sentissero, si riempissero di invidia e venissero a far guerra contro di loro”.
R. Moshè Feinstein (Belarus, 1895-1986, New York) in Daràsh Moshè (ed. Inglese, p. 258) osserva che a differenza di quanto detto nel passo succitato del trattato Sanhedrin, nel trattato Bavà Batrà (60a) i maestri affermano che Bil’am, quando disse “Come sono belle le tue tende…” aveva lodato gli israeliti perché le loro abitazioni nel deserto erano disposte in modo da rispettare la privacy del dirimpettaio e non si vedesse nelle abitazioni di altri. Secondo quando detto nel trattato Bavà Batrà, Bil’am parlava delle abitazioni degli israeliti, mentre nel trattato Sanhedrin Bil’am si riferiva alle sinagoghe e alle case di studio. R. Feinstein nel suo commento afferma che le due interpretazioni non sono necessariamente contraddittorie. Bil’am voleva dire che il popolo d’Israele non aveva bisogno di sinagoghe e di case di studio perché le loro case erano così sacre e pure che la casa rappresentava il centro della vita religiosa. L’idea era che se i genitori danno ai figli una eccellente educazioni a casa, le scuole e le yeshivòt sono superflue. Questa affermazione contiene una maledizione perché non è possibile basarsi solamente sull’educazione che viene data a casa. È necessario avere compagni di studio e buoni maestri. Solo così l’educazione data a casa può avere i suoi frutti. Per questo l’Eterno trasformò la maledizione in benedizione per far sì che le scuole e le yeshivòt non cessassero di esistere.
R. Shelomo Luria (Polonia, 1510-1574) in un suo responso (64) scrisse che di mattina, a differenza dell’uso comune, quando entrava nel Bet ha-Kenèsset ometteva il versetto “Come sono belle le tue dimore o Ya’akov…” perché questo versetto era stato detto da Bil’am con l’intenzione malefica di maledire Israele. Pertanto quando entrava nel Bet ha-Kenèsset ometteva questo versetto e iniziava con le parole “Ed io grazie alla Tua infinita bontà entro nella Tua casa e mi prostro nel Tuo Santuario con il rispetto dovuto a Te”.