E’ successo poco più di una settimana fa, e l’incidente sul momento è passato in silenzio. E anche quando sono uscite agenzie in Russia e in Siria a raccontarlo, se n’è parlato solo fuggevolmente sui media israeliani. Ma è uno sviluppo molto importante e pericoloso. La storia è semplice: nella notte del 6 dicembre scorso aerei israeliani sono entrati in Siria per bombardare la base aerea di Tyas (conosciuta anche come T4) che è uno dei più importanti anelli della catena logistica con cui l’Iran cerca di rifornire di armi avanzate le sue milizie locali e gli Hezbollah. Gli aerei israeliani hanno ripreso da qualche mese le missioni di interdizione per impedire la costruzione di un forte apparato missilistico offensivo in Siria e Libano, mostrando di poter superare e anche distruggere i sistemi antiaerei forniti dalla Russia. Solo che questa volta non si sono trovati davanti altri missili, ma direttamente i SU-35 dell’aviazione russa (https://www.jpost.com/International/Russian-Su-35s-scrambled-to-stop-Israel-over-T-4-Russia-Iran-media-claim-610329). Non che essi siano ostacoli insuperabili dai caccia israeliani, ma una battaglia aerea fra Israele e la Russia sarebbe stato un incidente grvissimo, e qualcuno molto in alto, forse lo stesso Netanyahu, ha ordinato il ritiro. Nei giorni successivi sono stati resi pubblici contatti diretti fra Netanyahu e Putin, oltre che contatti di alto livello con gli americani. Difficile capire che cosa si sia deciso, se Putin intenda tener fede alla sua promessa di non permettere agli iraniani di avvicinarsi troppo a Israele. Ma è chiaro che la situazione al Nord è molto pericolosa e che una guerra di cui molti parlano potrebbe coinvolgere facilmente le superpotenze, con i rischi immaginabili. In questo contesto, l’Europa che si presenta così amante della pace e della democrazia, come sempre fa il possibile per aiutare… l’Iran.