Succede ormai, quasi ogni giorno da una settimana o due: a Teheran, dicono le agenzie, o in qualche altra città dell’Iran, c’è stata una grande esplosione, una fiammata che si è vista da lontano, un’interruzione della fornitura elettrica. Seguono smentite ufficiali, poi minimizzazioni (“è stato un incidente senza importanza, nessun problema…”) e infine l’ammissione (“sono stati danneggiati impianti militari importanti”) e la solita attribuzione della colpa a Israele. Nessuno può sapere, naturalmente se davvero queste azioni siano da attribuirsi ai servizi segreti israeliani, a quelli americani o sauditi o magari all’azione di uno dei numerosi gruppi di oppositori interni, stanchi di subire la repressione del regime degli ayatollah senza reazione. Ma certamente essi vanno inquadrati nel quadro del più importante fra i conflitti attivi oggi in Medio Oriente, quello causato dal progetto imperialistico dell’Iran. Nei quarant’anni passati dalla rivoluzione iraniana, gli ayatollah non hanno mai cessato di tentare di prendere in mano il dominio del Medio Oriente e dunque dell’Islam. E’ una partita insieme nazionale (persiana) e religiosa (sciita), il cui passaggio fondamentale, per loro, è la distruzione di Israele. Se l’Iran riuscirà a sconfiggere lo stato ebraico, potrà rivendicare l’eredità imperiale della Persia e insieme la primogenitura islamica della famiglia di Maometto. Per questo gli ayatollah hanno impegnato le loro risorse nella manovra a tenaglia che li porta verso il Mediterraneo, attraverso Iraq, Siria e Libano e al dominio degli stretti vitali del petrolio, per via dello Yemen. Per questo l’Iran ha perseguito ostinatamente l’armamento missilistico intercontinentale e quello atomico. Il tentativo di Obama e dell’Europa di rabbonirlo coi soldi e la tolleranza del suo imperialismo regionale è fallito. Israele vi si è opposto in ogni modo, con la diplomazia, con l’interdizione aerea all’esportazione militare in Siria e Iraq e anche con la guerra non convenzionale, per esempio dieci anni fa col virus informatico Stuxnet, che provocò gravi danni al programma atomico iraniano. E’ possibile che anche questa ondata di esplosione sia un episodio di guerra informatica, o che si tratti di sabotaggi fisici. Quel che è chiaro è che né Israele né i paesi sunniti, né un’America che non rinunci al proprio ruolo possono accettare un Iran imperialista, terrorista e fornitore di armi nucleari. E che dunque la guerra di resistenza all’imperialismo millenarista degli ayatollah continua.