Oggi è la Giornata della memoria, stabilita con legge dello stato italiano “al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei”, riprendendo la risoluzione 60/7 del 2005 dell’Assemblea Generale dell’Onu che stabilisce l’ “International Holocaust Remembrance Day”. Non è la data religiosa ebraica del digiuno del 10 di Tevet (quest’anno venti giorni fa) né quella civile (Yom ha Shoà ve ha Ghevurà, il prossimo 2 maggio). E’ una data che i popoli hanno stabilito, due generazioni dopo la Shoà, forse perché consapevoli della minaccia dell’antisemitismo. Se questa era l’intenzione, bisogna ammettere che non ha funzionato. Nell’ultimo sondaggio dell’”Eurobarometro” della Commissione Europea (http://ec.europa.eu/commfrontoffice/publicopinion/index.cfm/survey/getsurveydetail/instruments/special/surveyky/2220), si trova che il 50% degli europei ritengono che l’antisemitismo sia un problema nel loro paese (81% in Svezia, 72% in Francia, 58% in Italia) e il 36% che sia in crescita (63% in Svezia, 61% in Germania, 55% in Olanda, 31% in Italia). L’opinione della maggioranza degli europei (54%, 85% in Svezia, 77% in Olanda, 69% in Germania, 45% in Italia) è che ciò sia in relazione con “i conflitti del Medio Oriente”, insomma che l’antisemitismo oggi si esprima nell’odio contro Israele o nasca da esso. Il sondaggio andrebbe discusso nei dettagli, perché ci sono dei dati bizzarri (per esempio il 45% dei 10 milioni di svedesi dice di essere amico o conoscente di ebrei, che sono però solo 18.000; solo il 17% degli irlandesi dice che l’antisemitismo da loro è un problema, ma il loro parlamento sta approvando a larga maggioranza una legge che punisce con 5 anni di carcere chi commercia con Giudea e Samaria). Una cosa è sicura: il problema esiste, e c’è anche il tentativo di deviare la giornata su temi antitetici come il conflitto palestinese (lo ha fatto l’ANPI di Aprilia) o su cose che non c’entrano affatto (a Lugano, gli insegnanti di storia dedicano la giornata agli indiani d’America). Per questo, ci piaccia o meno, dobbiamo esserci, spiegare e usare questa occasione contro l’antisemitismo e contro provocazioni come quelle di Arilia e di Lugano.