Skip to main content

Ultimo numero Settembre – Ottobre 2024

Scarica il Lunario 5784

Contatti

Lungotevere Raffaello Sanzio 14

00153 Roma

Tel. 0687450205

redazione@shalom.it

Le condizioni per l’utilizzo di testi, foto e illustrazioni coperti da copyright sono concordate con i detentori prima della pubblicazione. Qualora non fosse stato possibile, Shalom si dichiara disposta a riconoscerne il giusto compenso.
Abbonati







    Dall’energia alla luce e alla vita. Intervista a Yarona Pinhas, studiosa di Cabbalà

    Yarona Pinhas è tra le poche donne al mondo studiose della Cabbalà. Nata in Eritrea, cresciuta in Israele, è saggista e autrice di volumi di grande valore spirituale. Con grande acume, finezza e felicità espressiva, rielabora immagini antiche che ci ripropongono concezioni teologiche ardite e illuminanti. Shalom l’ha incontrata per parlare di vita, di luce e di energia.

     

    La Cabbalà dice “quando una persona urta qualcosa escono tante scintille di luce, come il ferro rovente che battuto sull’incudine sprigiona scintille”: può spiegare in cosa consistono queste scintille di luce e qual è il nesso con l’energia?

    Vorrei subito precisare che il concetto di energia è moderno quindi non lo troviamo nella Cabbalà. La forza vitale, koach hachaiym, è tutto ciò che alimenta la creazione, è la luce infinita della vita, così l’energia è il risultato di un’infinità di luce, Or Ein Sof.

     

    In che senso “D-o per creare il mondo ha ristretto la luce infinita”?

    D-o ha dato forma e vita al mondo minerale, al mondo vegetale, al mondo animale e all’ uomo. Il mondo inanimato, come i sassi, ha poca vitalità il mondo vegetale è la sorgente della nostra nutrizione e della crescita, il mondo animale si muove ma non ha la forza della parola, l’essere umano rappresenta l’energia divina perché ha la massima energia vitale.

     

    Come percepisce l’uomo la luce divina?

    D-o ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza, ha creato l’uomo e la donna. L’essere umano non può percepire D-o, l’infinito, perché fa parte di un mondo finito, limitato dai cinque sensi. È come una luce troppo forte che acceca, di cui vediamo solo una minima parte, se venissimo in contatto con la luce divina diretta ne saremmo folgorati. L’oscurità è lo sfondo che ci permette di vedere la luce. Cosa è la luce? Lo svelamento delle cose. L’essere umano è la luce della propria nesciamà coperta dalla densità del corpo.

     

    Quale è il nesso tra l’uso che l’uomo fa della parola e l’energia nucleare?

    D-o ha creato l’uomo dandogli la parola. La parola è lo strumento della creazione che può costruire o distruggere mondi. Abbiamo in bocca un’arma nucleare che è la parola che ci è stata data con tutta la sua forza positiva e negativa: può essere meravigliosa se usata per costruire e rafforzare la vita. Il male non sta nella cosa in sé ma nel modo in cui essa viene usata. 

    D-o costruisce il mondo come buono, tov, se l’uomo si esprime in un modo positivo, le cose funzionano ma sullo sfondo c’è sempre l’oscurità che impedisce di vedere la luce. L’oscurità si palesa quando la cattiveria umana ha il sopravvento, anche se non dovrebbe esistere. Se una persona entra in una casa buia, le luci sono spente, ma camminando può scorgere una camera chiusa da cui filtra la luce. Ecco questa è l’energia positiva che riesce a filtrare dove c’è oscurità.

    Anche la luce, or, di una sola candela riesce ad illuminare il buio. Perché la luce ha una forza vitale straordinaria e nella Cabbalà è sempre collegata alla parola vita, chaiym, e tov, buono. Tutto è vita.

     

    Come fa l’uomo a preservare il pianeta?

    Anche dove pensiamo che non ci sia vita, la vita c’è sempre in forme diverse: ci sono gradazioni di vita. L’uomo ha la capacità di trasformare il creato, perché D-o gli ha consegnato le chiavi.

    Ogni cosa nell’umanità e nel pianeta è collegata. Siamo tutti in una rete. Siamo un unicum, echad. Siamo una rete di un super organismo meraviglioso che lavora come un unicum, tutto è collegato, e ordinato. Ogni parola o azione dettati dall’ego, che portano alla divisione, al litigio, sono come uno strappo alla rete. Da qui nasce il concetto di riparazione, tikkun. E anche di teshuvà, che significa ritornate all’ordine originario e prestabilito dal Creatore.

     

    Come può l’uomo riparare i danni che crea?

    L’uomo deve capire che l’energia è come una danza. Quando viene compiuta una disconnessione, un passo sbagliato, con una azione negativa questa si ripercuote su ognuno di noi e ovunque nel mondo. Percepiamo oggi tangibilmente i danni che abbiamo creato in passato e dobbiamo correggerli, non è una punizione ma una correzione, una riparazione necessaria. Dobbiamo sempre trovare nella rivelazione il buono, dobbiamo rimediare ai danni che abbiamo arrecato. Quando rimediamo ci colleghiamo all’energia vitale e tutto torna alla vita. In fondo, siamo tutti ospiti della vita.

    CONDIVIDI SU: