I primi atti della presidenza Biden hanno confermato la svolta ideologica rispetto a Trump: orientamento interventista sul Covid (anche se i poteri della presidenza degli Usa in materia di sanità sono limitati); moratoria di 100 giorni per gli immigrati clandestini con la prospettiva di una gigantesca sanatoria, che dovrebbe riguardare 11 milioni di persone in posizione irregolare e dell’abbandono della barriera al confine col Messico; ritorno nell’OMS e nell’accordo sul clima; affetti da terrorismo diffuso. I movimenti di politica internazionale sono stati molto più cauti, con la sola decisione annunciata di puntare alla proroga di cinque anni del trattato New Start con la Russia, in scadenza il 5 febbraio, che Trump considerava svantaggioso per gli Usa. L’approccio ai problemi più caldi è stato per il momento più prudente. Il segretario di stato (cioè il Ministro degli Esteri) Blinken ha detto che non intende tornare indietro sulla scelta dell’ambasciata a Gerusalemme. Ma si sa poco di quali siano le intenzioni dell’amministrazione sugli accordi con i Paesi arabi per la normalizzazione con Israele, sul Golan, sui rapporti con l’Autorità Palestinese. Sono temi che gradualmente emergeranno. Il punto fondamentale però è l’Iran. Biden era vicepresidente quando Obama decise di rovesciare le alleanze, privilegiando i tradizionali nemici come la Fratellanza Musulmana e l’Iran degli ayatollah sugli amici altrettanto tradizionali come Israele, l’Arabia e l’Egitto. La speranza era di spegnere l’imperialismo iraniano e l’aggressività dei Fratelli, portandoli nel campo americano. Fu un fallimento. Le due chiavi di quella politica fallirono miseramente: le rivoluzioni della “primavera araba” produssero terrorismo, guerra civile, dittatura; l’accordo nucleare con l’Iran non eliminò il progetto di armamento nucleare e diede agli ayatollah finanziamenti e legittimità per estendere il loro imperialismo. Trump è riuscito a invertire la tendenza e a creare un fronte di alleati che unisce i paesi arabi e Israele. La situazione in Medio Oriente è profondamente cambiata e migliorata rispetto agli anni di Obama. Biden cercherà di tornare alla vecchia politica di Obama? O capirà di doversi muovere, magari senza dirlo, nel solco delle ispirazioni strategiche di Trump? Questo è oggi il dubbio per tutti gli attori politici del Medio Oriente.