Il museo di Kunsthaus di Zurigo ha cercato di far trasparenza sulle polemiche scaturite riguardo la controversa collezione di Bührle, sospettata di contenere opere d’arte trafugate dai nazisti. Lo riporta il Times of Israel.
Grazie all’enorme fortuna accumulata dalla produzione di armi, vendute alla Germania nazista e agli alleati durante la Seconda guerra mondiale, Emil Georg Bührle (1890-1956), durante la sua vita, riuscì ad acquistare circa 600 opere d’arte. Fra queste, alcune saccheggiate agli ebrei francesi, che, nel 1948, furono restituite ai legittimi proprietari, come disposto dalla Corte suprema svizzera. Successivamente Bührle ne riacquistò nove, di cui quattro dal mercante parigino Paul Rosenberg, la cui collezione era stata sequestrata dai nazisti.
Nel corso degli anni sono aumentati i sospetti sulla provenienza di altre opere di illustri artisti come Manet, Degas, Cézanne, Monet, Renoir, Gauguin e Picasso.
Una parte della collezione, dallo scorso ottobre, è esposta nella nuova ala del museo d’arte Kunsthaus di Zurigo, suscitando altre polemiche riguardo la possibilità che possa contenere arte depredata. Un recente libro dello storico Erich Keller dal titolo “Il museo contaminato” solleva interrogativi sulla provenienza delle opere e critica la mancanza di contestualizzazione.
La Fondazione Collezione Bührle ha presentato uno studio dell’Università di Zurigo, che ha confermato la mancanza di indicazione o provenienza particolare per alcuna delle 203 opere dell’attuale collezione in mostra a Zurigo.
Anche se Bührle ha condotto affari durante e dopo la Seconda guerra mondiale “non ci ha lasciato una collezione d’arte nazista”, ha affermato Lukas Gloor direttore della Fondazione.
Il museo Kunsthaus, per sfatare ogni dubbio, ha incaricato una commissione di esperti indipendenti, che verificherà la pertinenza della metodologia e della procedura seguite dalla Fondazione Collezione Bührle nonché l’esattezza della presentazione dei risultati.