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    EUROPA

    Sotto mentite spoglie informava i partigiani: Erich Linder, l’ebreo austriaco che si salvò in un cinema di Roma

    Si completa il progetto del CDEC “Resistenti ebrei d’Italia”, una banca dati senza precedenti

    Giunge a compimento il progetto “Resistenti ebrei d’Italia”, curato dalla storica Liliana Picciotto per il Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC): questo lavoro rappresenta una delle più ampie e approfondite ricognizioni sulla partecipazione ebraica alla Resistenza, riportando alla luce oltre 800 storie di uomini e donne che tra il 1943 e il 1945 scelsero di opporsi al nazifascismo. Non solo vittime, ma protagonisti della lotta, armata e civile. Un’indagine storica che si fa anche strumento pubblico, oggi accessibile online grazie a una banca dati ricca di testimonianze, documenti e materiali multimediali.

    Pubblichiamo la storia di Erich Linder nell’articolo a firma della storica Liliana Picciotto.

    Perfetto bilingue, italiano, tedesco, e conoscente dell’inglese, Erich Linder fu un agente letterario austriaco attivo in Italia a partire dal 1945 fino alla sua morte avvenuta nel 1983.

    È stato una delle più autorevoli figure dell’editoria europea, rappresentando scrittori, italiani e stranieri di prima grandezza tra cui numerosi premi Nobel: Thomas Mann, Franz Kafka, Isaac Bashevis Singer, Leonardo Sciascia, Goffredo Parise, Philip Roth, Henry Joyce e molti altri. Linder è figura di prima grandezza nel panorama intellettuale italiano: un ponte tra la letteratura italiana all’estero e quella straniera in Italia che permise un accesso diretto alle idee e alle culture che circolavano tra Europa Occidentale, Stati Uniti, Europa Balcanica.

    Linder nacque casualmente a Leopoli mentre i genitori, viennesi, erano colà in viaggio. Nel 1934, la famiglia si trasferì dapprima a Trieste e poi a Milano, dove Linder frequentò la scuola ebraica di Via Eupili. Dal 1945 lavorò all’Agenzia Letteraria Italiana assieme a Luciano Foà, futuro fondatore della casa editrice Adelphi, e nel 1951 ne assunse completamente la gestione.

    Anche la sua storia durante l’occupazione tedesca ha qualcosa di straordinario: dopo l’8 settembre 1943, Linder cercò di passare in Svizzera senza riuscirci. Tornò a Milano dove abitava e incontrò una persona che lo aiutò a cambiare identità. Divenne Arrigo Lindèr, di origine veneziana, nato a Gerace Marina ma residente, da una decina di anni, a Vienna perché figlio di dipendenti del consolato italiano. Con quella nuova identità si mise a cercare lavoro che non riuscì a trovare.

    “Allora, ho preso la strada diretta”, ha raccontato al suo ex compagno di scuola Guido Weiller, “sono andato alla Territorialkommando tedesco e ho offerto i miei servigi. Ho parlato con un ufficiale che ha verificato che io davvero sapessi il tedesco e che veramente conoscessi Vienna”.

    Così Linder cominciò a fare il  traduttore nei due sensi e l’estensore di relazioni per i tedeschi. La stessa persona che gli aveva procurato documenti falsi lo mise in contatto con tre membri della resistenza che incontrava solitamente per strada: niente telefonate, niente note scritte.

    “Andava tutto bene” ha raccontato ad un amico. “La resistenza era informata sistematicamente delle mosse tedesche e siccome oltre che tradurre, mi leggevo di nascosto altri documenti, venivo a sapere le cose prima ancora che le circolari e gli ordini scritti arrivassero ai destinatari”.

    Poi continua: “Ho cominciato a lavorare, sotto mentite spoglie, nell’autunno del 1943. Poi, per fortuna, il mio kommando è stato trasferito a Firenze e io sono andato con loro. Gli amici mi hanno dato riferimenti x contatti fiorentini. Firenze però e più provinciale di Milano. Ero molto esposto, come collaborazionista dei tedeschi, ricevetti anche messaggi di minaccia da parte della resistenza. Io, non sapendo che cosa fare, ho portato questi al comandante tedesco che ha ordinato per me una scorta quotidiana dall’ufficio all’albergo. Pensa che paradosso! Un ebreo austriaco al servizio dei tedeschi e informatore dei partigiani scortato e protetto da militi nazisti in Italia, in piena guerra. Io intanto, continuavo a passare dati e notizie ai partigiani”.

    Dopo lo sbarco alleato ad Anzio, iniziò l’offensiva alleata. Verso primavera, quando Linder capì che presto Roma sarebbe stata liberata, andò dal suo comandante e gli raccontò che aveva tutti i suoi risparmi in una banca romana, che doveva assolutamente andare a riprenderli prima dell’arrivo degli Alleati. Di nuovo, si svolse una scena da teatro dell’assurdo: fu portato a Roma da una camionetta tedesca che lo proteggeva.

    “Giunto in città, sono sceso e ho dato un appuntamento per il ritorno che non avrei certo rispettato. Mi sono infilato in un cinematografo. Ho visto lo stesso film tre volte, alla fine ho affrontato la maschera e gli ho detto che sarei rimasto lì fino all’arrivo degli americani, l’avrei pagato bene: doveva solo portarmi qualcosa da mangiare ogni giorno, se avesse parlato lo avrei ammazzato. Sono rimasto in effetti, mezzo sveglio e mezzo addormentato, sulle poltroncine della sala per giorni. Poi sono arrivati gli americani.”

    In seguito Linder si presentò al comando americano a Roma come interprete trilingue inglese-tedesco-italiano. Questa volta, sottolineò di essere un ebreo austriaco sfuggito alle persecuzioni. Lo assunsero come intercettatore della radio nazista. Doveva ascoltare notiziari, riassumerli e tradurli.

    “In quella occasione” racconta poi “ho trovato indirizzi di vari editori americani e inglesi. Sapevo che c’erano libri di qualità, bloccati dal fascismo, che non erano mai stati tradotti. Ero ormai un dipendente civile della V armata americana. Era una garanzia per le case editrici e così iniziai ad occuparmi di libri e di letteratura che era anche la mia passione”.

    Per consultare l’archivio completo cliccare il seguente link

    http://www.resitentiebrei.cdec.it/

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