Pinchas Goldschmidt, presidente della Conferenza dei Rabbini Europei e appena rieletto Rabbino Capo di Mosca, ha subito delle pressioni per aver rifiutato di sostenere la cosiddetta “operazione speciale”. È quanto si apprende da un tweet pubblicato dalla nuora del rabbino, Avital Chizhik-Goldschmidt.
“Posso finalmente condividere che i miei suoceri, il rabbino capo di Mosca Pinchas Goldschmidt e la Rebbetzin Dara Goldschmidt, sono stati messi sotto pressione dalle autorità per sostenere pubblicamente l’ “operazione speciale” in Ucraina e hanno rifiutato”, ha scritto sui social.
In qualità di capo della più grande associazione rabbinica europea, Goldschmidt viaggia regolarmente in diversi Paesi, con base a Mosca, dove è come rabbino capo dal 1993. Ma quando ha lasciato la capitale russa più di recente, qualche settimana dopo l’inizio dell’invasione del conflitto, non ha fatto più ritorno. Ora sta lavorando da Israele, dove ha ricevuto la notizia di essere stato rieletto per servire come rabbino capo per i prossimi sette anni da rappresentanti della comunità ebraica della città, secondo quanto ha affermato la Conferenza dei rabbini europei in una nota.
La conferma è arrivata dopo le pressioni di Rav David Lau, Rabbino Capo ashkenazita d’Israele, e Rav Yitzhak Yosef, Rabbino Capo sefardita, che hanno scritto una lettera ai leader delle comunità ebraiche russe chiedendo loro di rispettare l’autorità di Goldschmidt: così ha riferito martedì il Jerusalem Post, che ha reso pubblica la lettera dei due rabbini.
“Abbiamo appreso che in circostanze personali, il rabbino Goldschmidt non è stato in grado di rimanere nella sua comunità in questi giorni, ma il tribunale rabbinico da lui diretto continua a operare sotto la sua guida e fornisce una risposta adeguata a chi ne ha bisogno”, hanno scritto i rabbini David Lau e Yitzhak Yosef. “Chiediamo che non venga apportata alcuna modifica alla composizione del rabbinato e del tribunale senza coordinamento con noi, in modo da poter continuare il collegamento del Gran Rabbinato d’Israele con l’importante comunità ebraica nella città di Mosca in particolare, e in Russia in generale”. La lettera è stata inviata dopo che diverse forze della comunità ebraica hanno cercato di votare altri rabbini a causa della sua assenza.
Goldschmidt, che ufficialmente è in Israele per prendersi cura del padre malato, un cittadino israeliano, è tuttavia preoccupato per cosa potrebbe succedergli se tornasse a Mosca, visto che non sostiene apertamente la guerra, anche se non ha mai fatto una critica esplicita. Secondo quanto si evince dall’articolo di Le Figaro, condiviso dalla nuora del rabbino, alcuni giorni prima che la Russia invadesse l’Ucraina, Goldschmidt era estremamente preoccupato dall’ondata di rifugiati che sarebbe arrivata, al punto da contattare i rabbini della Moldova già a metà febbraio.