
Un tribunale russo ha condannato più di cento persone coinvolte in un tentativo di linciaggio contro viaggiatori ebrei all’aeroporto di Makhachkala, in Dagestan. I fatti risalgono al 29 ottobre 2023, quando una folla, incitata da messaggi su Telegram e dall’ira per il conflitto in Gaza, ha fatto irruzione nello scalo per cercare passeggeri in arrivo da Tel Aviv. Decine di persone hanno invaso la pista e il terminal, sfondato porte e aperto valige nel tentativo di identificare ebrei o israeliani. Tra slogan antisemiti e grida di “Allah Akbar”, molte automobili in uscita sono state fermate, mentre si ispezionavano documenti dei passeggeri.
Circa 20 persone sono rimaste ferite, tra le quali alcuni agenti; nessun passeggero dell’aereo è rimasto vittima dell’assalto. Le autorità hanno identificato oltre 150 sospettati, con almeno 60 arresti nei giorni immediatamente successivi. Tra agosto e dicembre 2024 le condanne sono arrivate: inizialmente cinque uomini sono stati ritenuti colpevoli e condannati a pene da 6 a 9 anni per disordini di massa e violenza antiebraica. Successivamente, altri nove imputati hanno ricevuto condanne da 8 a 9 anni. Ad inizio 2025, quattro persone (Rabadanov, Radzhabov, Ramazanov e Khalikov) hanno ottenuto ulteriori condanne a 10 anni per incitamento all’odio etnico-religioso e tentata violenza contro cittadini israeliani.
Secondo dati russi, entro marzo 2025 risultavano condannati almeno 58 individui e circa 142 indagati; almeno 53 di essi hanno ricevuto pene tra gli 8 e i 10 anni di carcere. Le indagini hanno evidenziato come un canale Telegram avesse descritto i passeggeri come “impuri”, incitando alla protesta. Il canale è stato poi oscurato. I processi sono stati trasferiti fuori dalla regione del Caucaso nord-occidentale — nelle autorità di Stavropol e Krasnodar — per garantire maggiore imparzialità giudiziaria.
L’incidente ha provocato reazioni internazionali. Stati Uniti, Ue e Israele hanno condannato i fatti e chiesto protezione per i cittadini ebrei e israeliani in Russia. Il presidente russo Putin ha attribuito la colpa a “interferenze occidentali e ucraine”, accusa respinta dalla comunità internazionale. Nel contempo, le autorità locali in Dagestan hanno condannato l’episodio come una grave violazione della legge.