
A novant’anni dalla sua scomparsa, Alfred Dreyfus — il capitano ebreo dell’esercito francese vittima di uno dei più clamorosi errori giudiziari della storia moderna — potrebbe ricevere la promozione al grado di generale di brigata.
Mercoledì scorso, la Commissione Difesa dell’Assemblea Nazionale francese ha approvato all’unanimità una proposta di legge in tal senso. Il testo sarà discusso in aula lunedì 2 giugno e si prevede un’adozione a larghissima maggioranza. Depositata il 7 maggio da Gabriel Attal, capogruppo di Ensemble pour la République, la proposta afferma: “La nazione francese, che ama la giustizia e non dimentica, eleva, a titolo postumo, Alfred Dreyfus al grado di generale di brigata”. Un gesto altamente simbolico, ma denso di significato: un riconoscimento formale per il danno irreparabile inflitto a un uomo la cui carriera fu spezzata da un’accusa infondata, alimentata da un antisemitismo radicato nella società francese del tempo. “Cinque anni di deportazione e umiliazione hanno irrimediabilmente frenato la sua carriera. È incontestabile che, senza questa ingiustizia, Alfred Dreyfus avrebbe raggiunto naturalmente i gradi più alti”, si legge nel testo della proposta.
In una nota ufficiale, l’Ambasciata di Francia in Israele ha sottolineato: “La nazione francese è impegnata per la giustizia e non dimentica. Promuove postumamente Alfred Dreyfus al grado di generale per correggere un torto, onorare un soldato e affermare che l’antisemitismo, passato o presente, non ha posto nella Repubblica”.
Nato nel 1859 a Mulhouse, in Alsazia, in una famiglia ebraica benestante, Dreyfus si diplomò all’École Polytechnique, una delle accademie militari più prestigiose di Francia. Nel 1892 divenne capitano dello Stato Maggiore: era l’unico ufficiale ebreo in quell’organo. Due anni dopo, nel 1894, fu accusato ingiustamente di aver trasmesso documenti segreti all’ambasciata tedesca. Il processo fu rapido, viziato da prove falsificate e da un clima fortemente antisemita. Dreyfus venne degradato pubblicamente — la sua spada spezzata davanti alla folla — e deportato sull’Isola del Diavolo, nella Guyana francese, dove rimase in prigionia per cinque anni. La verità cominciò a emergere nel 1896, grazie al colonnello Georges Picquart, che scoprì come il vero colpevole fosse un altro ufficiale, Ferdinand Walsin Esterhazy. Ma l’esercito cercò di insabbiare il caso.
L’Affaire Dreyfus divise la Francia tra “dreyfusards”, convinti dell’innocenza del capitano, e “antidreyfusards”, decisi a difendere la sentenza e l’onore dell’esercito. Un ruolo decisivo lo ebbe lo scrittore Émile Zola, che nel 1898 pubblicò sul quotidiano L’Aurore il celebre ‘J’accuse’, dando risonanza internazionale al caso. Solo nel 1906 la Corte di Cassazione annullò la condanna, riconoscendo l’innocenza di Dreyfus. Reinserito nell’esercito con il grado di maggiore, Dreyfus combatté con onore durante la Prima Guerra Mondiale, raggiungendo il grado di tenente colonnello della riserva. Fu decorato con la Legion d’Onore, la Croix de guerre e numerose altre onorificenze. Ma le sofferenze subite e la ferita inferta alla sua carriera non furono mai davvero sanate. L’Affare Dreyfus segnò un punto di svolta nella storia francese e nella lotta contro l’antisemitismo in Europa. Mise in discussione la fiducia nelle istituzioni, spaccò l’opinione pubblica e influenzò profondamente figure come Theodor Herzl, padre del sionismo moderno, che assistette al processo come inviato di un giornale viennese e comprese che l’emancipazione ebraica in Europa era un’illusione.
La proposta di promuovere postumamente Alfred Dreyfus al grado di generale rappresenta oggi un atto riparatore, tardivo ma necessario, per fare i conti con una delle pagine più buie della giustizia francese e riaffermare i valori repubblicani contro ogni forma di discriminazione.