
Il parlamentare europeo Grzegorz Braun, esponente dell’estrema destra polacca, in un’intervista radiofonica ha negato l’esistenza delle camere a gas ad Auschwitz, definendo “false” le testimonianze sui campi di sterminio nazisti e accusando il Museo di Auschwitz di diffondere una “pseudostoria”. Le sue parole si sono spinte fino a rilanciare l’infame accusa dell’“omicidio rituale” da parte degli ebrei. Le reazioni non si sono fatte attendere. L’Auschwitz-Birkenau State Museum ha annunciato che intraprenderà un’azione legale contro Braun, ricordando che in Polonia la negazione della Shoah è un reato punibile fino a tre anni di reclusione. La procura ha già trasmesso il caso all’Istituto di Memoria Nazionale, l’ente incaricato di indagare sui crimini contro la nazione polacca. Anche il governo ha preso posizione. Il Ministro degli Esteri Radosław Sikorski ha duramente condannato Braun, accusandolo di “danneggiare la Polonia” e di comportarsi “come un agente russo”. Sikorski ha poi ricordato la lunga lista di comportamenti estremisti del deputato: dall’interruzione di cerimonie religiose fino all’aggressione fisica nei confronti di esponenti della comunità ebraica.
Braun è tristemente noto per la sua attività politica estremista. Solo pochi giorni fa ha bloccato il Rabbino Capo di Polonia Michael Schudrich impedendogli di lasciare la commemorazione del massacro di Jedwabne del 1941, e ha disturbato un minuto di silenzio al Parlamento europeo per le vittime della Shoah, affermando che “le vere vittime sono i palestinesi di Gaza”. Nel 2023, aveva già scandalizzato il Paese utilizzando un estintore per spegnere le candele della Chanukkià durante una cerimonia ufficiale.
A pochi giorni di distanza da queste dichiarazioni, sono stati compiuti atti vandalici su due siti ebraici nella cittadina di Dolka, nel sud-est del Paese. Svastiche e scritte antisemite e anti-israeliane sono apparse sulle rovine della sinagoga distrutta dai nazisti e sul memoriale del cimitero ebraico locale. Per molti, si tratta di un atto direttamente ispirato dalle parole di Braun. Le autorità locali di Dolka hanno espresso profonda indignazione. “Un attacco alla memoria e alla riconciliazione”, hanno dichiarato in un comunicato, ricordando come quel memoriale rappresenti l’impegno comune per onorare il passato e costruire un futuro di dialogo.
Meir Bulka, presidente dell’associazione J-nerations che si occupa della tutela del patrimonio ebraico in Polonia, ha lanciato un appello al governo di Varsavia: “La Polonia si trova a un bivio. O agisce subito contro il negazionismo e l’antisemitismo, oppure rischia di diventare terreno fertile per l’odio”. Bulka ha ricordato la vulnerabilità della minuscola comunità ebraica polacca odierna e l’urgente necessità di proteggere la memoria storica. Anche l’Ambasciata degli Stati Uniti a Varsavia ha condannato le parole di Braun: “La lezione più importante della Shoah è che l’odio può travolgere intere nazioni. Dobbiamo contrastare ogni forma di distorsione storica e antisemitismo”.