
Per Morris Cohen, presidente della Comunità Ebraica d’Irlanda, gli ultimi mesi hanno portato una crescente inquietudine. Una legge proposta per boicottare l’importazione di prodotti dalla Cisgiordania ha riacceso paure profonde, non solo sull’immagine di Israele in Irlanda, ma su cosa significhi essere ebrei in questo Paese.
La legislazione era stata congelata, ma è tornata alla ribalta in Parlamento negli ultimi giorni. Cohen, seduto in aula accanto al gran rabbino e a un ex ministro, ha raccontato a Ynet un’atmosfera glaciale. “Non c’era nessuno disposto ad ascoltare una narrativa diversa”.
Questa crescente intolleranza riguarda media e politica: “In Irlanda non si sente una voce israeliana. Chi vuole farlo rischia di essere isolato”.
Cohen teme che la legge possa essere parte di un piano strategico più vasto, che mira a estendersi all’intera UE.
“L’opposizione statunitense alla legge rappresenta una speranza legale e morale. Ma l’Irlanda sembra voler accelerare: sembra una corsa per approvarla nei prossimi mesi” aggiunge Cohen.
Dall’8 ottobre 2023 la tensione è aumentata. Cohen cita un attacco a una studentessa in un locale notturno solo perché ebrea. Racconta che “un amico ha detto di sentirsi prima irlandese ebreo, poi ebreo che vive in Irlanda”. Tuttavia, Cohen non abbandona la speranza: molte famiglie israeliane si sono trasferite sull’isola negli ultimi vent’anni.