
Nel centro della capitale polacca un muro di mattoni separa il traffico di Okopowa Street da una tranquilla natura selvaggia piena di tombe. Si tratta del principale cimitero ebraico di Varsavia e uno dei più grandi d’Europa, una foresta tentacolare di 83 acri e il luogo di riposo finale di circa 200.000 ebrei. Dal 1806, il cimitero ha ospitato generazioni di luminari, rabbini e attivisti politici – dagli scrittori S. Anski e I.L. Peretz a Ludwik Zamenhof, creatore della lingua internazionale dell’Esperanto, a Mark Edelman, l’ultimo leader sopravvissuto alla rivolta del ghetto di Varsavia.
Alcune lapidi sono alte e incontaminate. Ma più in profondità nel cimitero, in mezzo a un groviglio di aceri, betulle e acacia, sempre più tombe si piegano sotto il peso del tempo e dell’abbandono. Le loro iscrizioni sono svanite e hanno ceduto all’edera, lasciando migliaia di pietre senza nome nel boschetto. Si stima che circa 50.000 ebrei giacciono lì, uomini e donne che furono uccisi dalla fame, dalle malattie o dalle persecuzioni naziste.
Per decenni, dopo la Seconda guerra mondiale, un lungo silenzio inghiottì la storia ebraica della Polonia e le atrocità commesse in quei luoghi. Nove ebrei polacchi su dieci furono uccisi, molti sopravvissuti lasciarono il paese e coloro che rimasero spesso nascondevano la loro ebraicità sotto l’Unione Sovietica. Con il tempo quel cimitero divenne una foresta. Tuttavia, negli ultimi anni, una nuova forma di vita è arrivata al cimitero. Si tratta di giovani studenti che scavano tra le lapidi, chiacchierando e dandosi da fare per ricostruire il passato.
Sono gli studenti di archeologia dell’Università di Varsavia, che hanno convinto le autorità ebraiche polacche a lasciarli lavorare al ripristino dell’infrastruttura prebellica del cimitero. È iniziato tutto nel 2020, quando gli studenti hanno scoperto che le restrizioni dovute al COVID-19 stavano chiudendo i siti archeologici di tutto il mondo. In preda al panico per aver non completato gli scavi necessari per laurearsi, hanno chiesto di lavorare nella loro città al cimitero di Okopowa Street. Si sono trovati a fronteggiare numerose difficoltà tra cui la Commissione rabbinica per i cimiteri, che salvaguardia i luoghi di sepoltura ebraici in Polonia.
Witold Wrzosinski, il direttore del cimitero e membro della piccola comunità ebraica di Varsavia, ha assistito ai negoziati tra gli studenti e le autorità locali. Si è poi deciso di far affiancare i ragazzi ad Aleksander Schwarz della Commissione rabbinica.
Schwarz è un uomo molto conosciuto dagli ebrei della Polonia. Specialista del cimitero ebraico, ha servito la commissione per 25 anni, supervisionando principalmente le ricerche di tombe non contrassegnate nei campi di sterminio come Sobibor e Belzec.
Fu il rabbino capo polacco Michael Schudrich a mandare Schwarz a supervisionare gli archeologi mentre disegnavano i confini storici dei luoghi di sepoltura assicurandosi che soddisfacessero le regole religiose.
Prima del progetto su Okopowa Street, Schwarz non aveva mai insegnato agli archeologi a lavorare in un cimitero ebraico. Negli ultimi quattro anni, con finanziamenti della Fondazione per il patrimonio culturale polacco, ha formato archeologi senior e un gruppo a rotazione di circa 30 studenti.
“Li abbiamo addestrati in tutto. Lavorano un po’ come i tecnici forensi. Se trovano qualcosa di molto superficiale, un osso o un frammento di un osso, allora mi chiamano, veniamo sempre supervisionati da una commissione rabbinica” ha detto Schwarz.
Gli studenti hanno già raggiunto una prima vittoria: hanno infatti scoperto un sentiero di ciottoli dallo strato originale del cimitero. Nessuno a Varsavia ricordava che questo percorso sia mai esistito. Ora è di nuovo una parte ordinaria del luogo, vicino all’ingresso, un luogo che guida i visitatori tra le tombe.
A poco a poco, agli studenti è stato permesso di lavorare in sezioni sempre più grandi del cimitero. Hanno trovato lapidi cadute recanti i nomi delle persone lì sepolte. Alcuni di questi documenti non esistevano da nessun’altra parte perché i nazisti distrussero l’archivio del cimitero prebellico e molti certificati di nascita, matrimonio e morte ebraici. Sono stati ritrovati anche resti di materiale bellico, come proiettili e ordigni. Già nel luglio 2020, gli studenti avevano scoperto un mortaio tedesco inesploso a soli sette centimetri sotto la superficie. La polizia ha evacuato il cimitero e una squadra di artificieri lo ha rapidamente rimosso senza alcun danno.
Kacper Konofał, uno studente di archeologia di 23 anni che lavora nel cimitero, sta scrivendo la sua tesi di laurea su una collezione recentemente scoperta di vasi di vetro, probabilmente utilizzati per il lavaggio rituale dei corpi. Per Konofał, il progetto ha aperto l’accesso a un mondo completamente nuovo che gli ricorda però la sua infanzia. La sua bisnonna parlava della sua amica d’infanzia, che era ebrea, e di suo padre, deportato a Sobibor. “Quando sono arrivato lì il primo giorno, era qualcosa di straordinario: un mondo, tranquillo, quasi magico dietro le mura, al centro di un’enorme città”, ha detto Konofał.
Anche il direttore del cimitero Wrzosinski ha scoperto questo mondo da studente, molto prima di diventare il direttore. Crescendo come ebreo laico a Varsavia durante gli anni ’80 e ’90, ha sempre saputo di avere la famiglia sepolta nel cimitero, ma non c’era mai stato prima. Senza un registro, non c’era modo di cercare tombe – e senza conoscere l’alfabeto ebraico, non c’era modo di leggerle. Wrzosinski ha studiato l’ebraico all’Università di Varsavia. Nel 2006, verso la fine della sua laurea, ha visto un annuncio di lavoro alla ricerca di qualcuno che pulisse e indicizzasse il cimitero. Ha iniziato così a catalogare ogni lapide creando il primo database online: finora, Wrzosinski e i suoi colleghi hanno indicizzato 82.372 nomi e iscrizioni, riuscendo tra l’altro nel 2008a trovare il suo bisnonno