Quante generazioni sono cresciute assieme al libro “L’amico ritrovato”? Quanti ragazzi si sono commossi davanti alle vicende di due amici divisi dalla Shoah? Molti però non conoscono le altre storie celate tra le pagine di Fred Uhlman.
“Mi sentivo prima tedesco, poi ebreo” è una frase che racchiude al suo interno il significato di tutti e tre romanzi di Fred Uhlman custoditi nell’opera “La trilogia del ritorno: l’amico ritrovato – Un’anima non vile – Niente resurrezioni, per favore”. Tre racconti emozionanti che si originano da quell’amore interrotto tra la Germania e chi nel 1933 è costretto ad allontanarsi a causa della ferocia nazista.
“L’amico ritrovato”, il primo racconto diventato ormai un grande classico della letteratura tedesca, racconta la storia di un’amicizia nata nel liceo di Stoccarda tra due adolescenti: l’ebreo Hans Schwarz, figlio di ricchi borghesi, e il nobile Konradin von Hohenfels. Un’amicizia unica, interrotta con violenza dal nazismo. Ma nulla è come sembra, e quel bruciante tradimento che Hans vivrà per anni si rivelerà essere un segreto incredibile.
Ma la vera chiave di volta della trilogia si incontra nel racconto: “Niente resurrezioni, per favore”, un testo nella quale si apre il confronto a cui fa da sfondo la Germania opulenta del dopoguerra fra l’ebreo emigrato Simon Elsas e i suoi ex compagni di scuola. Tra incomprensioni e divisioni, un climax stilistico conquista il lettore pagina dopo pagina, permettendo alle storia personali di insinuarsi e raccontare la grande storia della Germania nazista, vissuta tra il prima e il dopo guerra.
Ci si emoziona leggendo questa trilogia, ma aleggia tra le pagine un sentimento di rabbia e di nostalgia per tutta quella meravigliosa cultura andata persa a causa del nazismo.