C’era una volta, da qualche parte, una ragazza, Tammy, unica figlia di sopravvissuti ad Auschwitz, la quale, all’età di 45 anni, scopre di non aver ancora mai amato veramente. Logicamente, il racconto risalta la vita di Tammy e della sua lotta coraggiosa che, mediante l’empatia e la comprensione, la porterà ad affermare il suo diritto ad amare, a essere amata e ad abbracciare le gioie della vita. D’altronde, non risulta possibile vivere senza amore o, addirittura, senza qualcuno da amare.
La protagonista di questa narrazione ci sembra, dunque, familiare; le sue prove e i suoi problemi sono radicati nell’attualità. La sua storia, la conosciamo per averla vissuta o, almeno in parte, sentita. Il personaggio fa parte del nostro paesaggio intimo e devastato in quanto la vicenda mette in luce il dolore dei figli dei sopravvissuti, quella che si suol definire come la “seconda generazione”. La rappresentazione è un’investigazione eccellente del capitolo più oscuro della storia, riesce a fondere insieme passato e presente, consentendo al pubblico di assistere agli echi profondi di sofferenza che risuonano attraverso le diverse generazioni. Tale spettacolo è, dunque, una riflessione accurata sull’infanzia dei figli dei sopravvissuti e, più in particolare, sull’ autore Jacob Buchan, la cui madre era la segretaria di Mengele, medico nazista, e sul suo racconto autobiografico “The Whistle”. Quest’ultimo, “The Whistle”, è diventato un adattamento teatrale, realizzato al Teatro Cameri di Tel Aviv, interpretato dall’attrice e drammaturga Hadar Galron e, infine, diretto dalla regista Hana Vazana-Greenwald. Lo spettacolo è stato, successivamente, tradotto in nove lingue e rappresentato in diversi paesi per poi, il 27 gennaio 2024, in occasione della Giornata della Memoria, arrivare anche al Teatro Civico Puccini di Merano (Bz), in Italia. Sempre a Merano, lunedì 29, la regista, H. Vazana-Greenwald, insieme alla Dottoressa R. Rosenberg, terrà un workshop sulle generazioni post Shoah. Lo spettacolo è quindi volto non solo a rendere omaggio alle vittime della Shoah, ma ci esorta anche a contemplare la nostra responsabilità nel preservare il passato, cercando di non ripetere più gli stessi errori in un futuro più compassionevole. In un mondo, oggi più che mai, diviso e indifferente, “The Whistle” rappresenta un promemoria della nostra comune umanità.
Photo credit: Nathan Yakobovitch