Stella Bolaffi Benuzzi è tornata ieri a Casale Monferrato per presentare il suo ultimo libro “Lilith e la luna in giallo” edito da Belforte un giallo ricco di humor ambientato nel 2027 che da un lato fa riferimento ad alcuni passi biblici e dall’altro ad avveniristiche scoperte in campo astrofisico. Narra le avventure, tra un Kibbuz israeliano e gli Stati Uniti, della giovane Lilith che sarà selezionata per una missione sulla Luna per sperimentare la possibilità di una vita di coppia. Lilith scatenerà un susseguirsi di scontri tra agenti segreti di varie nazionalità in lotta per assicurare a potenti industrie una parte del suolo lunare.
Per raccontare una trama, così avvincente quanto insolita, sono stati invitati il giornalista e critico letterario di Repubblica Bruno Quaranta e Eduardo Zsego, manager attivo nella ricerca scientifica in campo chimico industriale, poeta e scrittore. La presentazione è stata accompagnata da intermezzi musicali con il baritono Lorenzo Ziller e al traversiere, flauto traverso barocco, Marina De Palma. I brani proposti sono stati scelti tra i più significativi del repertorio giudaico monferrino di Salomone Rossi e Benedetto Marcello.
Per Casale Monferrato si è trattato del primo evento in presenza con l’emozione di ricominciare dopo una lunga pausa. “Eccoci, ri-eccoci con Stella Bolaffi, intorno a un suo libro – ha detto Quaranta – No, non è uggiosa la storia che andiamo scrutando, fin dall’ingreso in scena Lilith è una promessa di avventura. La sua parabola non è una dissertazione accademica mascherata narrativamente. Ancorché mai arresa al colpo di scena, al gusto di stupire per stupir, allo spettacolo pirotecnico. A improntarla è uno humor raffinato, tanto più raffinato quanto più, consapevolmente o meno, discenda per li rami, lieviti nel solco di un popolo geologico, gli ebrei (sono versi di un poeta israeliano, Amichai) ‘fatto di falde, crolli e strati di lava incandescente”. Stella è arrivata a Casale con il passo rapido e da sciatrice di fondo e agile da fiorettista, malgrado i capelli bianchi e le rughe sul volto. Ironizza: “ho fatto cure estetiche per anni sciando a Plateau Rosa e col vento in barca a vela seguendo mio marito”. Torinese di nascita, ha sofferto anni duri nell’infanzia durante le persecuzioni razziali da clandestina nascosta col fratello Alberto in montagna in Valle di Lanzo, non solo ricercati perché ebrei, ma perché nonno Alberto, fondatore della ditta filatelica, era suddito britannico e il padre Giulio comandante partigiano. La madre, cattolica, era mancata nel 1943. Affidati alla coraggiosa maestra Gabriella Foà, pascolavano le capre per confondersi con i figli dei montanari, “ma era anche divertente!”. Alla liberazione riappare il padre dopo 18 mesi, comandante di 600 partigiani, otto ore di combattimenti alle Grange Sevine sopra Susa, nell’agosto del ‘44, 160 nazifascisti catturati.
“Stella cantava Urla il vento, fischia la bufera anche in collegio in Inghilterra”, racconta Sandra De Benedetti Bohm, sua compagna alla scuola ebraica di Torino nel dopoguerra, “ma ai Seder pasquali in casa di mia madre intonava l’Hatikvahcon la sua bella voce da mezzosoprano”. Laureata con una tesi sull’etica dei Salmi, due anni di studi nella biblioteca del collegio rabbinico di Torino con permesso eccezionale di frequentarla di Rav Dario Disegni e infine training psicoanalitico a Milano, fra i didatti L. Nissim e E. Morpurgo. Stella Bolaffi ha lavorato nei servizi socioassistenziali, alla Scuola Europea di Varese e per un ventennio come giudice esperto del Tribunale per i Minorenni di Milano, ora è già al lavoro con l’inseparabile biro bic blu per regalarci nuove emozione di cui è custode gelosa.