La storia di Ruth Polisiuk Aliav Klüger, della sua infanzia nell’Ucraina sotto il dominio russo zarista, torna alla memoria nella sua tragica attualità in questi giorni. Ruth era nata a Kiev il 27 aprile 1910 la più piccola di sei fratelli, il padre, commerciante di cavalli, scomparve prima della che lei venisse al mondo. Viveva nello shtetl ucraino di Kamieniec Pololski quando infuriò la guerra, la sua abitazione venne occupata, fu costretta a fuggire con le zie, con loro cominciò a vagare da un posto all’altro per cercare rifugio. Assistette, e fu profondamente traumatizzata, dai brutali pogrom antiebraici. Per sette lunghissimi anni non riuscì a ricongiungersi con la mamma e i fratelli.
A Czernowitz, che fino al 1918 era stata sotto il dominio austriaco e poi sotto la Romania, frequentò la scuola elementare e il ginnasio, divenne membro del movimento giovanile sionista HaShomer haZair. Dopo il liceo, cominciò a studiare legge a Vienna ma lasciò gli studi per sposarsi e andare a vivere nel 1930 nella Palestina mandataria nel Kibbutz Mishmar ha-Emek, prima e a Tel Aviv poi per lavorare nel dipartimento delle relazioni estere dell’esecutivo dell’Histadrut.
Nel 1938, fu reclutata da Eliyahu Golomb e Berl Katznelson nell’Haganah per assumere il delicato incarico di seguire la cosiddetta immigrazione illegale”, il Mosad le-Aliya Bet.
Era l’unica donna, si esprimeva senza difficoltà in russo, tedesco, rumeno, yiddish, francese, inglese e naturalmente ebraico, una dote che si rivelò preziosa per l’aiuto che le riuscì a dare agli ebrei che cercavano di raggiungere la Palestina. Fu inviata in Romania in rappresentanza del Keren Kayemet LeIsrael con lo scopo di raccogliere finanziamenti e organizzare le navi che avrebbero dovuto salpare per la Palestina.
Fu tra i primi a comprendere l’imminente pericolo delle persecuzioni naziste e riuscì a persuadere 1400 ebrei a fuggire dal nazismo e raggiungere Tel Aviv il 2 settembre 1939. Dovette lasciare Romania per Istanbul nel 1940 per poi spostarsi in Egitto nel 1943.
Al Cairo l’Agenzia Ebraica e il Mosad le diedero un delicatissimo incarico di rappresentanza ma soprattutto di spionaggio, riuscì a svolgerlo con grande abilità e saggezza senza mai destare sospetti. Si fece per anni carico dei sopravvissuti alla Shoah e lavorò a lungo a fianco di David Ben Gurion. Nel 1948 proprio su suggerimento di Ben Gurion cambiò il suo cognome in Aliav acronimo di Alyah Bet. Nel 1948 cominciò la sua lunga carriera lavorativa per la compagnia navale israeliana ZIM raggiungendo ottimi risultati e fondando la filiale del Sud America.
Il suo libro The Last escape è un racconto fedele e appassionato delle imprese che l’hanno vista protagonista tra il 1938 e il 1941.
Nelle colline del Kibbutz Mishmar haEmek si trova la sua tomba in quegli stessi luoghi che l’avevano accolta giovane e promettente attivista.