Una notte
del giugno 1858 a Bologna. Due guardie pontificie si presentano alla porta di
casa Mortara con l’ordine di portar via il sesto dei figli, Edgardo, di non
ancora sette anni. Una mobilitazione italiana ed internazionale senza
precedenti fa arrivare appelli direttamente al papa, ma Pio IX è irriducibile:
Edgardo Mortara, pur nato ebreo, appartiene alla Chiesa cattolica visto che una
fantesca ha giurato di averlo battezzato di nascosto quand’era nella culla
ritenendolo moribondo per via di un attacco di febbre.
Una sera
del maggio 2023 a Torino. Siamo fuori dalla bolgia del Salone del Libro. Per
fortuna. Perché questa non è una presentazione qualunque. L’Associazione Italia
Israele di Torino e la Comunità Ebraica hanno collaborato per organizzare
questo evento. Il Caso Mortara è una ferita che brucia ancora nell’ebraismo
italiano. E si sente.
La sala
della biblioteca della comunità ebraica di Torino è piena, per ascoltare la
professoressa Elena Mortara, discendente del protagonista (suo malgrado) di
questa vicenda terribile, e Daniele Scalise, autore di “Un posto sotto questo
cielo”, romanzo sul caso Mortara, dopo essere stato l’autore di un bellissimo
saggio sempre su questo misfatto che grava sulla storia della Chiesa. È quel
saggio, titolato “Il caso Mortara”, che ha liberamente ispirato il regista
Marco Bellocchio per il suo film “Rapito”.
Il
presidente della Comunità Dario Disegni ricorda l’importanza di questo caso
nella storia e cita il famoso dipinto che ha fatto esporre al Meis, ora
acquistato da un compratore americano. A testimonianza dell’interesse che
questo caso ha avuto da sempre a livello internazionale, più ancora che in
Italia, dove la Chiesa ha fatto scendere un velo di oblio, che la famiglia ha
ininterrottamente cercato di combattere, come ricordato da Elena Mortara. Molti
sono stati infatti i rapimenti di bambini ebrei con la scusa del battesimo, ma
Edgardo Mortara è diventato “il” caso proprio perché questa volta la famiglia
ha avuto la capacità e la possibilità di reagire.
Lei questa
sera ricorda, spiega, analizza con accuratezza tutti i passi di questo
abominevole rapimento, e del processo inquisitorio che l’ha deciso. Una storia
in cui ci sono tutte le componenti dell’antisemitismo che porterà alla Shoah e
che ancora oggi è presente e utilizzato, contro gli ebrei e contro Israele.
Perché è collegato ai lati peggiori dell’essere umano, che purtroppo non sono
cambiati: l’arroganza del potere, il razzismo, l’odio, l’ignoranza, l’avidità,
la menzogna e la corruzione. C’è tutto nel caso Mortara. E in più c’è il
fanatismo religioso, l’ostinazione di Papa Pio IX e del clero di ribadire il
proprio potere, anche se tutto intorno a loro stava crollando.
Se nel
saggio “Il caso Mortara” Daniele Scalise faceva alla perfezione il suo lavoro
di giornalista d’inchiesta, spiegando in maniera precisa e documentata tutti
gli avvenimenti, qui scrive il suo primo romanzo, facendo prendere vita ai
personaggi della Storia in maniera straordinariamente realistica. Dai più
infimi, come la serva Nina, figura sordida sulla quale si basa tutto il
processo inquisitorio, fino al Papa Pio IX o a Moses Montefiore, il grande
esponente dell’ebraismo britannico che tanto si batté per la restituzione del
piccolo alla famiglia. Ma soprattutto lui, Edgardo Mortara, nella sua tragica
evoluzione, segnata inesorabilmente da quel rapimento terribile e
dall’impossibilità per tutta la vita di trovare un suo “posto sotto questo
cielo”, come spiega l’autore.
Una serata
importante, nata dall’intuizione di Angelo Pezzana, fondatore dell’Associazione
Italia Israele. Una storia da non dimenticare.