Nel centenario della morte dello scrittore praghese Franz Kafka la Galleria Robert Guttmann del Museo Ebraico di Praga ha inaugurato una mostra di Oded Ezer, tra più noti artisti e tipografi israeliani. L’installazione è un “mockumentary fiction”, neologismo creato dalla fusione dei termini inglesi mock «prendere in giro» e documentary «documentario», un falso documentario che sviluppa l’immaginazione che circonda il protagonista di uno dei racconti più celebri di Kafka: Gregor Samsa. Gregor Samsa è ritratto come un prodigio letterario dimenticato, i suoi scritti sono misteriosamente scomparsi ma Ezer nella narrazione presenta i titoli dei manoscritti di Samsa sulle copertine di ventiquattro libri vuoti. E ancora i libri sono in realtà brani tratti dal paragrafo di apertura de “La metamorfosi”, suggerendo la possibilità che lo stesso Kafka possa essersi appropriato dell’opera di Samsa.
La mostra è curata da Michaela Sidenberg, curatrice capo del Museo Ebraico di Praga, che descrive così la mostra: “L’installazione è molto compatta, incentrata su un gioco narrativo nello spazio reale. Chi entra si trova non solo sulle tracce di un mistero letterario, ma anche in mezzo ai disegni di Ezer, immagini che rappresentano frammenti dell’immaginazione compulsiva di un autore enigmatico ossessionato dalla scrittura. In questo spazio buio, che ricorda un palcoscenico abbandonato con fondali altamente espressivi, è possibile immergersi nelle proprie riflessioni sul processo di scrittura, o iniziare a costruire la propria storia senza bisogno di attenersi necessariamente all’originale di Kafka”. Oded Ezer aggiunge: “per me, Kafka è un metaforico ‘terzo occhio’ che scruta in modo imparziale il mondo e fa luce su argomenti inquietanti che altrimenti rimarrebbero irrisolti. La sua scrittura agisce come una profonda fonte di identificazione e timore reverenziale, evocando un senso di ammirazione per il suo genio letterario. Kafka ha questa straordinaria capacità di far identificare il lettore con l’eroe delle sue storie. Sebbene la storia sia del tutto immaginaria – il protagonista, Gregor Samsa, si sveglia una mattina nel suo letto solo per scoprire di essersi trasformato, senza una ragione chiara, in un parassita gigante – è raccontata in un modo così realistico e ‘ordinario’, che fa credere al lettore che potrebbe succedere a chiunque, compreso se stesso”.
La progettazione tecnica vera e propria della mostra è stata una sfida. La galleria, compreso il pavimento, è ‘avvolta’ da stampe di grande formato,in grado di sopportare carichi elevati. Le stampe sono state prodotte in alta risoluzione e installate per la mostra da Perfect Print Services, che ha dovuto mettere a punto i dettagli con l’autore per ottenere l’effetto desiderato di un’atmosfera che soddisfacesse anche gli spettatori più esigenti. Il lavoro è stato ancora più impegnativo perché tutto è stato svolto a distanza tra Praga e Tel Aviv.
Questa mostra fa parte di “KAFKA100”, una serie di eventi organizzati dal Museo Ebraico di Praga per commemorare il centenario della morte di Franz Kafka avvenuta il 3 giugno 1924 per complicazioni legate alla tubercolosi
Credit foto: Jewish Museum Prague