
In un mondo sempre più digitale, c’è un’esperienza che resta insostituibile: entrare in una libreria, lasciarsi guidare dai colori delle copertine, sfogliare le pagine. Ma leggere non è solo un gesto solitario, è un modo per connettersi con mondi, culture e comunità, e significa sostenere luoghi vivi di scambio e conoscenza, dove ogni consiglio nasce da una voce reale e appassionata.
L’estate in particolare è il momento perfetto per rallentare, rilassarsi e lasciarsi trasportare dalle pagine di un buon libro. Che siate sotto l’ombrellone, in montagna o semplicemente a casa, ogni luogo può diventare lo scenario ideale per vivere nuove avventure, scoprire mondi lontani e riflettere su nuove idee.
E noi vi aspettiamo alla libreria della Comunità ebraica di Roma, la Kiryat Sefer, in via Elio Toaff 2, che vuole essere un punto di riferimento prezioso per chi cerca letteratura ebraica e israeliana, romanzi, saggi e tanto altro. Ecco allora alcuni titoli scelti per voi e …buona estate e buona lettura!
Chaim Grade, La sposa incatenata (ed. Giuntina)
È la storia di Merl, una donna che vive nella Vilna ebraica degli anni Trenta e che, dopo anni di attesa senza notizie del marito, decide di sfidare tradizioni e leggi rigide per riprendersi la sua libertà. È un romanzo potente, che parla di coraggio, ingiustizia e identità, ambientato in un mondo storico affascinante e poco conosciuto. È un libro che apre il cuore e la mente. Non è solo un romanzo storico, ma una lettura che emoziona e invita a riflettere sul valore della libertà personale e della giustizia, facendo crescere empatia verso chi lotta per cambiare il proprio destino.
Leone de’ Sommi, La commedia del fidanzamento
Il libro ruota attorno alla storia di un fidanzamento combinato tra due giovani appartenenti a famiglie ebree della Torino benestante. Attraverso dialoghi vivaci e situazioni quasi teatrali, l’autore mette in scena la tensione tra tradizione e modernità, le aspettative sociali, e le dinamiche familiari che circondano l’istituzione del matrimonio. Il tutto è narrato con un tono leggero, comico e affettuoso, ma non privo di sottile critica verso una certa ipocrisia sociale e verso le rigidità delle convenzioni. Scritto nel Cinquecento, questo libro rappresenta una perla rara: tra equivoci amorosi, matrimoni combinati e battute esilaranti è la prima commedia ebraica. Un mix geniale di tradizione ebraica, ironia rinascimentale e spirito moderno.
Isaac Bashevis Singer, Alla corte di mio padre
Con questo libro si entra in una casa piena di ricordi, profumi antichi e voci ormai lontane. Singer non racconta solo la sua infanzia, ma apre una finestra sul mondo scomparso dello shtetl e della vita religiosa ebraica a Varsavia, prima della Shoah. Con uno stile semplice, evocativo e profondamente umano, l’autore conduce il lettore nella casa del padre rabbino, un luogo pieno di dispute teologiche, superstizioni popolari, visite bizzarre e momenti di tenera quotidianità. È un ritratto vivido di un’epoca e di un modo di vivere che sembrano appartenere a un’altra dimensione del tempo. Il libro non è soltanto un memoir, è un atto d’amore verso una cultura, una lingua (lo yiddish), e una forma di spiritualità che ha saputo convivere con il dubbio e la meraviglia. Tra rabbini, maestri, mendicanti e folli ispirati, Singer riesce a trasmettere la poesia dell’imperfetto, la bellezza dell’ascolto e la complessità delle tradizioni. È un libro che insegna l’ascolto, il rispetto per la tradizione e il valore del dubbio. Ma è anche un libro sul crescere, sul cercare il proprio posto nel mondo, e sull’importanza di raccontare per non dimenticare. Un viaggio intimo nel cuore della tradizione ebraica dell’Europa orientale.