«Anche le ricette di cucina sono eredità. Non importa se uno le usa. Alla sola lettura, suscitano ricordi vivi». Quando la madre di Mara Fazio, Lore Lindner, racconta alla figlia l’amore per i sapori tramandati in famiglia e il dolore per la loro perdita anche solo cartacea – quel quaderno di ricette andrà infatti perso, suo malgrado – le passa, nel dirlo, una verità universale, e cioè che la vita è memoria, e lo sono il valore dell’appartenenza e dell’adesione costante alle proprie radici.
“Dal giardino all’inferno” è una ricostruzione epistolare da testi autentici, le lettere di una nonna ebrea dalla Germania all’Italia, nel periodo dal 1933 al 1942. Due rami della stessa famiglia con due epiloghi diversi; l’uno sarà consegnato alla ferocia nazista, sul fronte tedesco, l’altro alla salvezza, sul fronte italiano. Quella vicenda, in quelle lettere, passa di cassetto in cassetto, e sono generazioni di donne a darsi il cambio nel conservare i testi per oltre sessant’anni. Arrivano all’autrice di questo libro, edito Bollati Boringhieri, dall’ultima depositaria e destinataria, la madre appunto, nipote della nonna Lina, che scriveva a lei e a sua madre in Italia. Sono composizioni in un tedesco gotico, difficili da interpretare già nella grafia. Sarebbero rimaste senza significato se non fossero state tradotte con competenza. Un altro salvataggio. Raccontano, per allora, di un divenire senza luce, eppure privo di rabbia; c’è una grazia forte, misurata, discreta, e c’è persino speranza: i perseguitati che investono nel futuro. Questa è l’unica vera ricetta per la vita.