La letteratura è da sempre un mezzo importante per parlare di Shoah, un argomento non sempre semplice, specialmente per le nuove generazioni, che portano sulle spalle l’enorme responsabilità di ricordare. È proprio questo il fil rouge che lega Alan David Baumann, giornalista e scrittore, alle storie della sua famiglia: sua madre, la pittrice Eva Fischer e suo padre, il poeta e artista Alberto Baumann. È proprio la loro arte eclettica, ricca di colori che si fanno forza attraverso le immagini a spingere verso il ricordo. Così nasce il libro “La Shoah a colori”, un testo che si rivolge a tutti, specialmente alle nuove generazioni dagli otto anni in su e che tenta di dare una forma, attraverso l’arte al dolore necessario di ricordare. “L’idea di questo libro viene fuori grazie alle opere d’arte di mia madre Eva Fisher. Spesso le nuove generazioni quando si approcciano alla Shoah vedono vecchie testimonianze o vecchie foto e pensano che si tratti di qualcosa di molto remoto, in effetti non è così. Anzi, si tratta di un’epoca molto vicina.
Per questo, ho voluto creare un libro con 73 riproduzioni delle opere di Eva Fisher – spiega a Shalom Alan Baumann – Quelle opere sono un patrimonio unico, custodito per troppo tempo in un diario di cui né io né mio padre eravamo a conoscenza. Una volta scoperte quelle opere, abbiamo spinto Eva a mostrare al mondo ciò che aveva visto e cosa la Shoah aveva rappresentato per lei. Le opere sono state esposte nella sala Santa Rita, un luogo simbolo tra piazza Campitelli e la Sinagoga Maggiore, e da lì sono state portate allo Yad Vashem, che ancora oggi ne custodisce tre”.
Una raccolta di immagini e di dipinti accompagnati da testi che proprio attraverso l’arte tentano di avvicinarsi alla memoria della Shoah. Sono storie di famiglia, ricordi personali che attraverso un ricco mosaico di colori diventano storia universale. Molti i nomi importanti che compaiono all’interno del libro: Edith Bruck, Alberto Baumann, Amos Luzzatto, Remo Rapetti, Claudio Strinati, Edda Tedeschi e Rav Elio Toaff. “Il libro è uscito sia in italiano che in inglese e si trova principalmente su Amazon, e proprio per avvicinarmi ai ragazzi l’ho chiamato “La Shoah a colori. Uno, due, tre: stella!” un gioco che si faceva da piccoli e che ho immaginato come lo stesso gioco fatto nei tempi del nazismo. Ho immaginato quando i bambini smettevano di contare, non trovavano più i loro compagni a causa delle deportazioni o delle leggi razziali. Queste erano le immagini che avevo davanti“ conclude Baumann, il cui impegno verso la memoria va instancabilmente avanti da anni. Da oltre un trentennio infatti in occasione della Giornata della Memoria Baumann condivide le testimonianze della sua famiglia nelle scuole di ogni ordine e grado. Cercando di spiegare ai ragazzi come, anche con l’arte e la bellezza, si possa continuare a ricordare.