“I lituani di Vilnius ricordano che, dopo la distruzione del ghetto, numerose fotografie erano sparse per le strade della città come foglie cadute”. È proprio questo il ricordo che ha ispirato l’artista e fotografa lituana Dovilė Dagienė per la sua mostra “Memories of Plants”: antichi scatti di bambini ebrei del ghetto di Vilnius, stampati su foglie raccolte nell’odierna capitale del Paese baltico.
L’artista, per comporre le immagini, ha utilizzato un processo fotografico risalente all’Ottocento, chiamato antotipia (ánthos, fiore in greco antico) – tecnica in cui viene sfruttata la fotosensibilità di alcuni vegetali per la produzione di un’emulsione fotosensibile adatta alla stampa -. Dagienė in questo modo ha voluto catturare e preservare il ricordo dei bambini perché loro, “come le piante, hanno cercato di adattarsi alle condizioni più dure del ghetto” ha spiegato l’artista. Lo riporta Ynet.
Le 24 creazioni sono attualmente esposte nella mostra, a cura di Lilach Efraim, presso la Casa Museo dei Combattenti del Ghetto nella Galilea occidentale fino a giugno 2025.
Per diversi anni, Dagienė ha analizzato il tema della memoria, fotografando in Lituania sinagoghe abbandonate, particolarmente colpita dalla vegetazione che cresceva sulle strutture. La scelta di esplorare il legame tra la botanica e la tragica storia degli ebrei di Vilnius durante la Shoah non è casuale. “Un giorno due professori universitari si avvicinarono a mio marito e gli chiesero: ‘Sai che tuo nonno – famoso botanico lituano – salvò il suo collega Jakub Mowszowicz – anche lui botanico – dal ghetto di Vilnius durante la guerra?’. Non conoscevamo questa storia. Molto probabilmente perché il nonno non considerava il suo gesto come qualcosa di speciale di cui parlare. Tuttavia, mi sono interessata alla vita e al destino di Mowszowicz. In seguito, sono anche riuscita a trovare una breve biografia, scritta da lui stesso e pubblicata nel 1968, in cui racconta gli anni terribili che ha vissuto e, tra i ringraziamenti ai suoi amici lituani, c’era anche il nonno di mio marito”, ha raccontato l’artista.
Jacob (Jakub) Mowszowicz era un botanico dell’Università Stefan Batory di Vilnius. “Nel 1936 discusse la sua tesi sulla flora e le comunità vegetali delle colline e dei prati di Ponary. Questo fu l’inizio della vita di un giovane scienziato promettente a Vilnius e Ponary non aveva ancora acquisito la sua triste reputazione. – osserva Dagienė – Pochi anni dopo, nel settembre 1941, Mowszowicz e la famiglia entrarono nel ghetto di Vilnius. Tutti i suoi parenti e familiari stretti furono uccisi a Ponary e lui, con l’aiuto dei suoi colleghi, riuscì a sopravvivere. – e aggiunge – Ci sono testimonianze che J. Mowszowicz lavorò come insegnante nel ghetto di Vilnius. Inoltre, riuscì più volte a portare i bambini all’orto botanico di Vilnius fuori dal ghetto, in modo che potessero riprendersi almeno un po’ dalle terribili condizioni di vita. Mentre raccoglievo queste storie, inconsciamente mi sono ritrovata a pensare che nella nostra cultura i bambini sono spesso paragonati a piante e fiori. Diamo ai bambini l’immagine di una pianta, qualcosa che cresce nel futuro. Ed ecco …. una terribile guerra che ferma questa crescita”.
E proprio attraverso le piante, simbolo di vita e di crescita, Dovilė Dagienė è riuscita a creare una sorta di memoriale.