Le opere d’arte che vennero trafugate agli ebrei durante la Shoah rappresentano un patrimonio unico. Ma anche una tragica testimonianza che sottolinea la gravità dì quella che fu “la Shoah culturale” del popolo ebraico europeo. Uno spaccato importante di questa realtà è raccontato magistralmente nel libro “Il mercante dei quadri perduti” di Sara Houghteling edito da Neri Pozza. Come sfondo una Parigi dilaniata dalla Seconda Guerra Mondiale. Siamo nell’agosto del 1944 a Parigi; Daniel e Max Berenzon, padre e figlio, tornano nella città dopo una lunga assenza durata quattro anni. Erano fuggiti lasciandosi la loro vita alle spalle quando per gli ebrei non c’era più scampo. È per questo che Daniel e Max Berenzon tornando nella loro città hanno uno scopo: riprendere in mano la loro vita, abbandonata a causa della Shoah. Vogliono la galleria di famiglia: un luogo meraviglioso, cornice di una collezione di opere di rara maestria e dal valore inestimabile. Monet, Manet, Picasso e molti nomi autorevoli. Tuttavia, sembra che quel momento della vita dei Berenzon sia stato completamente cancellato: nessuno sa dove siano i quadri. Il giovane Max decide dunque di rischiare il tutto per il tutto mettendosi in cerca non solo dell’inestimabile collezione, ma anche del suo grande amore: Rose Clément, dissoltasi anche lei assieme ai quadri. Un romanzo storico, che si offre straordinariamente anche come romanzo di formazione. Un testo denso, nel quale i personaggi e i fatti realmente accaduti si confondono con la fantasia ricreando un profondo ritratto storico di ciò che la Shoah inflisse agli ebrei d’Europa.