Fino al 17 giugno 2023, l’ala Nathan Cummings per l’arte moderna e contemporanea dell’Israel Museum di Gerusalemme ospita la mostra “Sigalit Landau: The Burning Sea”, a cura di Amitai Mendelsohn. Per la prima volta vengono presentate in Israele le opere più recenti dell’artista israeliana con installazioni, opere video e fotografie di grande suggestione.
La mostra propone al grande pubblico tutto il lavoro sperimentale di Sigalit Landau dedicato al Mar Morto che assume in Israele un significato particolare e simbolico nel museo in cui sono anche custoditi i preziosi Rotoli del Mar Morto.
Sigalit Landau ha studiato e sperimentato nell’ultimo ventennio un paesaggio mitico, naturalistico e carico di storia che ha esercitato su di lei una profonda influenza fin dall’infanzia e questa mostra, “Il Mare Ardente”, espone e chiarisce il significato della sua ricerca. L’artista produce oggetti- visioni dalla forte potenza emotiva, con la suggestione primordiale dell’area del Giordano e del Mar Morto, orograficamente la più bassa della terra e caratterizzata dal fenomeno pressoché unico di totale assenza di vita. Da quella realtà naturale Sigalit Landau riesce a trarre ispirazione per dare vita a un processo di trasformazione che fa assurgere oggetti di ogni tipo, immersi per mesi in quelle acque, a una dimensione simbolica e magica: visioni sospese nell’ambiguità evocativa fra l’eternità della pietrificazione e la caducità del ghiaccio che si scioglie per l’innalzamento della temperatura o dei sali minerali che si disfano nelle inondazioni incontrollabili.
Salt Crystal Bridal Gown, del 2014, presenta una serie di fotografie subacquee che documentano il processo di cristallizzazione che trasforma un abito da sposa chassidico dal nero, al bianco immobile dei cristalli di sale come una citazione biblica della sorte della moglie di Lot.
Il nuovo video Island in the Sun (Bridge II) del 2022 ritrae il progressivo processo di sbiancamento di un mucchio di scarpe su un’isola di sale nel Mar Morto.
Nel percorso espositivo non manca un accorato richiamo alla drammatica crisi ecologica e alle divisioni politiche sul tema dell’ambiente, ma anche alla possibilità di superarle.
La mostra sembra volersi concludere con una nota ottimista, la proposta, su cui Sigalit Landau sta lavorando da più di un decennio, di costruire un ponte sulle acque del Mar Morto dalla costa israeliana a quella giordana; una video-trilogia che oltre il Salt Bridge Summit, l’installazione video esposta alla Biennale di Venezia nel 2011, comprende David (Bridge I) e Across the Divide (Bridge III del 2022 in cui un giovane cammina su una fune tesa nel paesaggio del Mar Morto guardando verso oriente.
Una mostra da non perdere e da apprezzare ancor più partecipando alle visite guidate proposte settimanalmente dal Museo d’Israele.
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