Franz Kafka morì di tubercolosi in un sanatorio nel 1924, lasciando dietro di sé una nota indirizzata al suo migliore amico, Max Brod. La “volontà” di Kafka, che è stata poi trovata su quella missiva, era inequivocabile: Brod avrebbe dovuto raccogliere tutti i suoi scritti e li avrebbe dovuti bruciare. Non doveva lasciare traccia delle sue opere. Tuttavia, quando arrivò il momento, Brod tradì Kafka, ne riconobbe il genio sin dalla prima volta che si incontrarono da studenti universitari. Non solo Brod non bruciò i manoscritti, ma li modificò per prepararli per la pubblicazione.
Uno di questi era il manoscritto che sarebbe diventato il romanzo dal titolo “Il castello”, una storia che avrebbe cambiato il modo in cui oggi si scrive e si descrive la vita moderna. Se non fosse stato per l’intervento di Brod, quel testo sarebbe svanito nell’oblio.
Proprio come Brod e Kafka intrecciati nella vita, anche i loro archivi lo furono, arrivando insieme alla Biblioteca Nazionale d’Israele, dopo una lunga diatriba legale. Tra i tanti elementi ora rivelati al pubblico per la prima volta nella mostra “Kafka: Metamorfosi di un autore” c’è pagina rara contenente una scena che è stata omessa dall’opera “Il castello”.
La trama del Castello si concentra su K., un geometra che viene inviato a prendere un posto in un piccolo villaggio immerso in un paesaggio montuoso. Il villaggio si trova ai piedi di un alto castello che gestisce tutta la burocrazia della zona, ma è completamente inaccessibile agli abitanti.
K. cerca di capire con chi deve parlare per svolgere il suo dovere, ma si ritrova a correre tra strani funzionari, dal presidente del consiglio del villaggio a un impiegato di nome Klamm, e agli altri abitanti del villaggio che sono tutti completamente disconnessi da ciò che accade nel castello, ma sono desiderosi di offrire le proprie interpretazioni speculative. K. diventa sempre più convinto di doversi avvicinare al castello, ma le sue idee non sono ben accolte dagli abitanti del villaggio, che credono che le persone nel castello debbano essere giustificate nelle loro azioni e non dovrebbero essere disturbate da questioni banali. K. continua a cercare, invano, di capire esattamente cosa ci si aspetta che faccia, perché è stato mandato in questo villaggio e con chi dovrebbe parlare per capire questi dettagli.
Una pagina strappata, trovata negli archivi, descrive una scena che è stata omessa dalla trama kafkiana de Il Castello. In questa scena, K. arriva a casa del presidente del consiglio del villaggio, che è lì sdraiato a letto perché è malato. Il presidente tiene un discorso sull’importanza della burocrazia, che non può commettere errori perché l’intero sistema burocratico è progettato per facilitare la migliore decisione possibile presa. E se non produce la decisione migliore, l’ufficio di supervisione è lì per garantire che il meccanismo burocratico continui a macinare. O, nelle parole taglienti di Kafka, lo scopo della burocrazia è continuare a lottare per la decisione più corretta, ma non raggiungerla mai effettivamente.
“Crediamo che la persona che abbia straccato la pagina sia stato lo stesso Max Brod”, spiega Stefan Litt, curatore della Collezione umanistica presso la Biblioteca Nazionale di Israele. “Perché è stato strappato in una fase molto precoce. La scena sovversiva è una forte critica all’apparato burocratico”.
La scena non solo descrive l’inutilità del sistema burocratico nel suo complesso, ma critica anche i meccanismi di supervisione che presumibilmente sono lì per prevenire gli errori, ma in realtà, alimentano solo il processo inefficiente che schiaccia e calpesta il cittadino medio.
“Il motivo per cui questa scena non è stata inclusa nell’opera finale – dice Litt – potrebbe essere che Brod stava cercando di garantire che la bozza rimanesse fedele al prodotto finale, e quindi, questa pagina è stata strappata dal quaderno di Kafka”. Nonostante i tentativi di cancellarlo, la pagina strappata e la scena omessa sono state conservate negli archivi e ora vengono esposte al pubblico per la prima volta, come parte della mostra unica intitolata “Kafka: Metamorfosi di un autore” presso la Biblioteca Nazionale. La mostra espone rari articoli scritti a mano, bozze e lettere di Franz Kafka, un autore che ha cambiato il volto stesso della letteratura occidentale.