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    Crescere con le radici delle parole ebraiche

    “ ‘Studiare’ per l’ebraismo non è solo un’operazione intellettuale, ma un’esperienza spirituale, è la più importante di tutte le Mitzvot e come ci ricorda Rabbi Akiva, è più importante dell’azione (Trattato di Kiddushìn), forse perché egli non mette in dubbio che studiare vuol dire fare”. 

    Con queste parole Annalisa Comes apre la prefazione al nuovo libro di Hora Aboav “Crescere con le radici delle parole ebraiche” edito da Castelvecchi.  

    La lingua, voce della coscienza e limite del nostro mondo, è composta da parole che somigliano ai rami intrecciati di un albero: ognuno vive solo se posto in relazione con gli altri. La lingua ebraica però si distingue per forza primigenia, stratificazione di significato e capacità interpretativa richiesta a chi la studia. Ogni parola possiede secondo la ghematria un valore numerico preciso tanto da far assumere alla semantica le sembianze di una grossa rete che intreccia intimamente significante e significato. Carlo Levi ha intitolato Le parole sono pietre uno dei libri più belli del Novecento italiano, e dopo aver letto il saggio di Hora comprendo ancor di più la potenza di quell’espressione. 

     

    Prendiamo ad esempio il termine אַהֲבָה Ahavàh (amore) che vale 13 e presenta lo stesso valore semantico-energetico di אֶחד Echàd (uno). Tali parole insieme contano 26 che è il valore del tetragramma, il nome impronunciabile del Signore, manifestazione di misericordia e, secondo la mistica ebraica, legge universale che muove ogni cosa.  L’ebraismo è unità e così è il linguaggio che superando la divisione tra gli opposti, li mescola. Come disse Rabbi Nachman di Breslav – e come cita Annalisa Comes nella prefazione – Il sacro non è né in cielo né in terra ma fra i due. Questo saggio appunto unisce gli opposti: è facile e tecnico al contempo, è gradevole ma profondo, ed è trasversale. Non è rivolto ai soli eruditi o a chi l’ebraico lo conosce già; è altresì un invito ai curiosi, spesso ostacolati nelle letture a causa di narrazioni troppo specialistiche. Il libro è suddiviso in sette sezione: dopo una prima parte introduttiva si procede con il capitolo dedicato alle Parole che nutrono il cuore, a seguire le Parole che alimentano lo spirito, Parole per la preghiera e Parole di studio. Gli ultimi due capitoli sono invece dedicati alle ricorrenze e alle parole complesse, cui segue in chiusura un’Appendice su regole grammaticali e alfabeto. 

     

    Emblematiche sono le radici con cui si apre il saggio vero e proprio: לָ מֵ ד, Lamed, nome della lettera ל Làmed (L) e radice del verbo ללמוד (studiare, apprendere) e ש ל ם (Shin-lamed-mem), radice della parola שָׁלוֹם (Shalom) che significa pace ed è al contempo un saluto. שָׁלוֹם racchiude in sé non solo i concetti di completezza, armonia e pace ma anche i cardini su cui poggia l’ebraismo: dalla tensione verso l’unità all’amore per lo studio del Nome di Dio. La parola vale 376, così come l’espressione מִדְבָּ סִינַי (il deserto del Sinai), dove si sono incontrate innumerevoli generazioni nell’ascolto della voce del Signore. שָׁלוֹם è anche la parola preferita dall’autrice perché supera le polarità presenti in ognuno di noi e le valorizza mescolandole.

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