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    “Roma com’era” la mostra fotografica di Stefano Caviglia: un affascinante narrazione della Capitale

    “Roma
    com’era- vedere e vivere la storia della città” è il nome della mostra
    fotografica, a cura del giornalista e scrittore Stefano Caviglia, che sarà
    esposta dal 16 novembre 2021 al 15 dicembre presso il Palazzo dell’Anagrafe di
    Roma.

    “La mostra
    fotografica, resa possibile dall’impegno degli organizzatori del Tevere Day e dalla decisione del Primo Municipio di ospitarla, è realizzata con alcune delle foto che compongono il mio libro
    “Guida inutile di Roma” (Edizioni Intra Moenia), che è uscito meno di un anno
    fa, e racconta la storia dei luoghi più trasformati di Roma. All’interno, il
    testo possiede un ricco apparato fotografico, perché per spiegare bene questo
    tema era importante avvalersi di alcune foto d’epoca, frutto di una ricerca
    impegnativa. La cosa più interessante è che ora molte di queste immagini sono
    anche consultabili online” spiega a Shalom Stefano Caviglia. Scatti evocativi e
    affascinanti raccolti tra l’Archivio Fotografico Capitolino, la Biblioteca
    Nazionale Centrale e il Museo di Roma.

    Tra questi
    luoghi, rievocati attraverso gli scatti fotografici, c’è ovviamente anche il
    ghetto di Roma, già al centro della produzione narrativa di Caviglia. “Molti,
    ad esempio, non sono al corrente che il ghetto di Roma era piccolissimo, in
    realtà tutto ciò che c’è intorno palazzi antichi e rovine romane non erano
    parte del ghetto, proprio perché il ghetto era un piccolo rettangolo
    caratterizzato da palazzi diroccati malmessi, una zona malsana- dice l’autore-
    per questo le amministrazioni liberali decisero di raderlo al suolo, anche dal
    punto di vista simbolico, poiché ritenevano che fosse importante distruggere
    ciò era stato il retaggio dell’oppressione e dell’anacronismo della Roma
    papale- A tal proposito, verrà esposta una foto molto bella, raffigurante
    l’imponente edificio della Sinagoga maggiore di Roma, risalente al 1904, al
    centro del nulla appena costruita”

    L’esposizione
    comprenderà circa trentatré scatti della Capitale, in grado di raccontare i
    cambiamenti urbanistici che hanno accompagnato la città negli anni. Un percorso
    fotografico corredato da didascalie espositive in grado di proporre ai visitatori
    un interessante narrazione storica. “Quello che ho cercato di fare nel mio
    libro è raccontare questa storia sostenendola con le foto d’epoca. Le immagini,
    estremamente interessanti, hanno generato idea di realizzare una mostra in un
    luogo pubblico e molto frequentato come l’atrio dell’Anagrafe di Roma-
    condivide Caviglia- anche questo è un esperimento interessante, non credo ci
    siano altri casi di mostre pubbliche in un luogo dove si va generalmente per
    fare degli adempimenti burocratici, l’intento è che tutto ciò possa migliorare
    i rapporti tra le istituzioni e i cittadini, questo mi farebbe molto piacere.
    L’idea è quella di avvicinare il pubblico, e non necessariamente un pubblico di
    studiosi della materia, ma un pubblico indistinto”

    Al centro
    dell’esposizione, non solo il ghetto di Roma o le zone limitrofe, ma molte
    altre importanti zone significative della città. “Ci sono moltissimi luoghi di
    Roma, di cui io stesso sono rimasto sorpreso nell’osservare quanto siano
    cambiati, come ad esempio: Piazza Venezia. Guardando la foto sembra
    incredibile, si fa fatica a riconoscerla. Ma molte altre note vie di Roma,
    quali Via dei Fori Imperiali, che si chiamava Via dell’Impero, realizzata
    buttando giù un intero quartiere, ovvero l’Alessandrino e la collina Velia
    situata davanti al Colosseo. Questo perché si voleva che si vedesse il Colosseo
    da Piazza Venezia, pilastro della retorica fascista”

    Una storia urbana che si specchia in una macro-narrazione nazionale, “Vedendo queste
    ricostruzioni si riesce a prendere consapevolezza anche con la storia: Il
    fascismo, l’antica Roma o il Risorgimento- spiega Stefano Caviglia- raccontare
    dunque con leggerezza una storia bella e importante attraverso la descrizione
    dei luoghi” una narrazione diversa e originale, rispetto ad una mostra
    specialistica, ma che non rinunciando all’accuratezza storica è in grado di
    raccontare con maestria i grandi cambiamenti storico-sociali che hanno contrassegnato
    la Capitale.

     

     

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